Il mio nome sul marmo
Ad una curva mi presero in tre
- andavo in bicicletta per farina -
di botte mi spezzarono un braccio
e mi tennero in una stalla chiuso
la notte intera
Stavo con gli occhi nelle fessure
a spiare fuori la luna
e a giurare la mia innocenza
Messo lì con altri malcapitati
partigiani ed ebrei
veterani e ragazzi
gente senza perdono ormai
senza un domani
sguardi d'angoscia e rabbia
pazzi d'ansia e terrore i miei
rassegnati e sereni altri
come quelli d'un prete
muto anche lui in attesa
Così venne quell'alba estrema
e vidi come s'alzava il sole
e i soldati allinearsi
Caddi uno degli ultimi e rimasi
steso ai raggi e alle mosche
nel mucchio ai piedi del muro
fino a sera inoltrata
quando vennero a sotterrarci
tra i sassi d'una scarpata
Su una parete di pietra
della piazza del mio paese
c'è ora una lastra di marmo
con una lista di nomi e cognomi
dove hanno inciso anche il mio
tra i Caduti della Resistenza
Il mio nome e il mio volto
tra i nomi e i volti
di gente incontrata per caso
in quei giorni incerti del '43
quando quei tre mi presero
pedalando ignaro
in cerca di un po' di farina
da comprare e poi vendere
di contrabbando
Quel mio nome sul marmo
forse ce l'hanno messo
perché di fronte ai moschetti
trattenendo le lacrime a stento
- disperato violento e deciso -
ho anch'io gridato con gli altri
"Viva l'Italia" mentre ero ucciso
Caracas, giugno 2003
* * *
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