La cupezza mi grava sulla fronte come un copricapo e niente riesce a scacciarla; neanche un gesto della mano,
la serenità di quegli anni era solo assenza di passione
e quegli anni sono passati come è aumentata l’età.
Guardo l’orina che cade nella ristretta acqua
e vorrei essere lei per perdermi nel mare.
Vorrei essere incenerito per disperdermi nel cielo
e se magari piove, ricadere sulla terra, e ricominciare
nuovamente.
Potrei pensare di passare al cesso l’eternità o
a leggere un vecchio giornale caduto a terra per caso.
Bob Dylan diceva che al risveglio, la mattina,
era contento. C’è da credergli. A me sarà capitato
un paio di volte nella vita.