Di bianco e d'azzurro
oltre il pizzo del ventaglio
l'oblio che tornava a cercar tregua
ed io
ladra di te
avvinghiavo le mani al vento
in quegli argini che aprivano la voglia
in un candido donarsi.
E chiara filava la luna
in ignote follie
in quella carne che si piegava
nell'immortalità
oltre il cristallo del tuo regno affilato.
Ora i versi tacciono
è il tempo della pioggia e del pianto
scevri di orme
senza nidi di sole.
Nel silenzio
di parole non dette.