Colletto alto
mani nelle tasche di una giacca nera
cammino stralunato per le vie di Padova
come se nulla potesse accorgersi della mia presenza,
ci vorrebbe una sigaretta tra le labbra,
mentre anziane signore vanno a spasso
e fanno la spesa per i mariti in pensione,
mentre bambini passeggiano trotterellanti
con sulle spalle uno zaino più grande di loro,
mentre i miei occhi osservano indifferenti
tutto il muoversi del mondo
e tutti i sentimenti apparenti di uomini spensierati
che lavorano lungo le strade piene di buche
o che con valigette di pelle si recano in ufficio.
Sembra tutto così normale e di routine
questo movimento di pupille e gambe frenetiche
verso mete di autosostegno
verso obiettivi di rendita e di ocupazione mentale,
ma tutto sembra essermi estraneo,
mi sento fuori posto,
devo affrettarmi a tornare nel buco da cui sono venuto
senza motivo
e continuare la mia sedimentaria esistenza
tra testi, pensieri, desideri e favori.