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Pubblicata il 24/04/2006
Uno spazio sottile, tra le mie fantasie
e la mia realtà interiore,
era tutto ciò che mi teneva in vita.
Anni, dentro la caverna spesi a metabolizzare le sparizioni.
Avvolto, di colpo dalla luce, attratto dal mondo,
tanto da dimenticare le arti marziali
ed ogni, più elementare, norma di sicurezza.
Non aveva un volto compiuto
né emanava calore,
miraggio insignificante,
eppure la seguii,
quasi fosse il miracolo atteso!
Sapeva solo fuggire
mi temeva,
cosi come si teme l'emotività di un folle.
Voleva darmi altre forme,
quasi vietandomi l'elaborazione dei miei pensieri.
Rabbia, ad occhi spalancati,
per scorgerne le vie di fuga,
lei era silenziosamente vuota,
pallida e senza corde vocali.
L'antro s'e' umidamente intristito
ed i ricordi si deformano per la disperazione,
forse è morta,
ma se vivesse ancora,
non avrebbe, di certo,
il coraggio di respirare.
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