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Pubblicata il 13/04/2006
"Poco concedi al sogno.
Condannata alla razionalità forzata.
A un caparbio controllo,
Secondina di te stessa,
Un Jean Vajan restìo ad uscire,
Che sbircia dal buco con riserva,
Bacchettandosi le mani,
Scava tunnel con un chiodo,
E al momento di uscire,
Manda avanti gli altri.
"Vai avanti te che ci penso."
Eppure il sogno ti appartiene,
Senti? Il fantastico è alle porte,
Ridi, lascia libero il giullare,
Fai suonare i campanelli,
Fai le smorfie,
Manda baci a questi e a quelli.
Se mi dici che mi vuoi bene,
Anche per sbaglio, lascia stare,
Io ci navigo nell'illusione,
Baro con me stesso,
Buttami dentro a un fosso,
Poi però tiramene fuori,
Dimmi che mi ami e poi ch'era tanto per fare,
Dimmi che ti piacerebbe portarmi al mare,
Prendermi dentro l'acqua, lasciati andare,
Poi, passato il giorno, gabbato il santo,
Ci penseremo; la scimmia accanto,
Sorriderà delle nostre strambate,
Ci gratterà la pancia,
Picchierà forte in testa,
E sbeffeggiandoci griderà,
"E' finita la festa?".
Che me ne frega,
Qualcosa m'è rimasto in tasca,
Meglio che niente,
Ambra è il mio passpartout,
La panacea rigeneratrice,
Pensa, il poco che passa 'sto convento,
Basta a salvarmi;
Lode a te, mia salvatrice."
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