Non c’è storia. Nella nostra economia domestica, mia e di Lucia, perdo sempre io.
Aggiunta ad altre cose la spesa tocca a me. Tanto meglio. Senza il suo chiacchiericcio mi posso concentrare su ciò che preferisco, distrarmi. Tutto inizia
da un particolare, anche minimo, come un casco in mano, una borsa troppo grande
o le fragole nel carrello.
Se il tipo del casco sia un frettoloso centauro o ami godersi lentamente il vento
in faccia dipende dal mio umore del giorno. Oggi sono in vena. E potrebbe esser cosi:
Il salumaio ha il sorriso tatuato in faccia e fra i natali di questo o quel formaggio sciorina battute come caramelle e ti guarda. Sempre. Dritto negli occhi. A volte
non capita a sentirsi parlar d’amore, di stima, ma lui con gli occhietti infossati in
occhiaie nere sostiene lo sguardo. Sempre- Che fa , lo lasciamo se è un etto e mezzo?-I capelli grigi latitano sotto la cuffia e io fra le mani gli vedo orgoglioso la laurea della figlia( femmina, non so perché)e tra i sogni i mille sorrisi e giochi coi nipoti futuri.
Della cassiera mi sono sempre chiesta con inappagata curiosità, a dispetto dei giorni cattivi. Ha gesti nervosi, a scatti, e i capelli tinti di un biondo improbabile.
Quando è fresca di piega è tutta impettita, tette in fuori e unghie rosse perfette.
Se è il giorno del mollettone le sue mani diventano veloci, a tratti tremanti,fra i bip dei prodotti. Fa tenerezza nei suoi chili in più , non più di qualcuno, e il suo cellulare vicino al registratore di cassa. Suonerà? Perché lui era cosi scontroso ieri? L’avrà risentita?La stronza!
Solo a volte alza lo sguardo, indecifrabile. -Bello quel maglioncino- mi dice.
E non attende risposta-Fanno 20 euro e 70-
Con la vecchina che sceglie i cannelloni il gioco è più facile. Sempre al sabato ce le
trovi a guardali, che domani non c’è scuola,non si lavora.Saranno tanti i posti a tavola da aggiungere.Se le segui su e giù per l’ipermercato, sempre la stessa domanda
-Sono tenere le scaloppine, è di oggi la ricotta?- il meglio del meglio del meglio pèrla domenica in famiglia. Dopo la messa delle nove.
Sanno di lana e borotalco e rossi d’uovo spennellati,le vecchine così.
A volte, timida, provo a far loro un sorriso. Poi, più leggera vado a scegliermi i 4 salti in padella.
Speck dolce, salame dei nebrodi, tuma a fette, due filoncini integrali e acqua perier.
Il tipo in giacca e cravatta che ci farà con un carrello cosi? Già, sono le tredici o giù di lì. Ufficio qua dietro. Forse stufo del ristorante self service. Ed eccolo, sbuffa là in fondo alla fila, ma sempre con garbo. Auricolare e boria nel taschino fra le stilografiche. Ancora più facile della vecchietta. Banale. Ma potrò pur prendermi una soddisfazione,che il gioco è mio?! Sono filoncini discreti i suoi, sanno si stanza chiusa. Chi sarà?La segretaria?!E già lo vedo nel traffico della sera, frettoloso che Matteo esce da karate. Fa più figo del calcetto(ops... pardon, trendy!).
A Laura non pensa, sarà con garbo la segretaria di qualcun altro.
Sempre che ammetta d’avere una moglie segretaria, un tipo cosi.Questo no che non sarebbe trendy.
Se poi l’occhio cade fra casse d’acqua in stock,sughi pronti e sofficini vari,poi scorre ancora a guardar jeans e sciarpe colorate, mi stoppo di colpo.
Studenti. Qui non immagino, non gioco più. Ne so già fin troppo.
Quando alle 18 rientro, mani nere d’acido perche ho bucato di nuovo i guanti, sonno cronico e sigarette 20 all’attivo, mi infilo nel tram e la folla mi avvolge, mi stritola.
Pur stanca, non resisto e ricomincio a distrarmi . Sempre se non c’è Lucia con me.
A parlarmi di Giorgio.