Leggo tra le righe di compagni di (s)venture,
note di concerti stonati,
suffragate da lacrime che scendono
senza avvisi di segnalazione.

Leggo fra le pagine colme di suoni atoni,
dolori di madri paurose,
di ladri dall’animo crudele,
da luci offuscate e cani abbandonati persi nel tempo.

Un tempo contrassegnato da orologi senza lancette,
da attese tradite d’inaspettate malvagità,
d’eternità perdute e ingannate da malinconiche serenità,
di pura luce spenta e macchiata da delusioni indicibili,
di cuori in burrasca e di morte di sensi.

Leggo fra gli spartiti del concerto stonato,
naviganti senza natanti, albergatori d’anime di false complicità,
e ascolto le voci di tutti voi che nelle mie orecchie
penetrano senza far dolore.

Sono voci amiche che accompagnano i miei istanti
sempre troppi stretti nei miei umili abiti.

Leggo e ascolto e soffro con voi d’ogni vostra carezza perduta,
d’ogni vostro sorriso perso,
d’ogni vostra lacrima scesa,
d’ogni vostro arcobaleno spento,
e la mia voce s’unisce al coro
perché è l’inchiostro la nostra denuncia
perché è la sedia la nostra compagna di viaggio.