PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 28/01/2006
Ho le mani sporche di sangue,
i timpani sfondati di grida d'epoche mai esiste
i capelli controvento, contro il destino
che lento si consuma tra le mie braccia stanche.

Il vaso di coccio che tenevo attaccato
con un esile filo d'orato si è rotto
nel silenzio di questa notte fredda
ancora un volta sdraiato in auto rossa
come il dolore che mi trafigge il cuore
ed ora tento di recuperare i frammenti
e riunirli alla buona sul un tappeto persiano,
sperando (inutilmente) di riuscire a scoprire
il segreto che mi tiene ancora in piedi.

Ho bisogno di metallo,
il mio secondo grido..

Tristana...
sollevati! Sollevati dalla polvere!

Le candele accese come i lampioni
che scorrono sotto i miei occhi
velocissimi... 180 Km/h...
A24... ma che differenza fà?
in questa notte che non ha senso,
che non ha fine... in questo lento delirio...
in quest'infinità di volti impauriti e stanchi...
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yadrin...ma che dolore c'è che ti attanaglia! mostro dalle sette teste!...il metallo: cosa fredda e dura..e se invece tu avessi bisogno di un poco di calore? ma se non ti fai raggiunegere..come posso donartene anche solo qualche goccia...ti stringo forte...mare...

il 28/01/2006 alle 19:26

Io ne sono totalmente sprovvista di coraggio, eppure credevo che insieme avremmo trovato la forza di dimenticare il dolore. Non si può eternamente vivre di questo, non si può credere vita la solitudine e la sofferenza. talvoltami viene da dirti "cazzo yadrin hai vent'anni, consideri chiusa una vita che ancora deve cominciare".Poi mi dico che in verità di te non so poi così tanto, non conosco che la verità che tu mi hai accontato e credo che sovente tu me l'abbia edulcorata per non farmi preoccupare.
Oggi sono stata ad una veglia funebre, poi in ospedale, poi ho letto il tuo dolore. Giuro tesoro, quest'inverno finirà presto. Ti voglio bene

il 28/01/2006 alle 22:18

Ci lasci sempre sbigottiti ed impotenti, leggiamo questa tua sofferenza che ti porta sempre sull'orlo di un precipizio e scende un grande dolore sull'ombra che ci appare.
Prova a trovare la forza per reagire allo sconforto e tendi il braccio a chi vuole il tuo bene.
Hai occhi grandi per scoprire che la vita ti può sorridere, un abbraccio, mati

il 29/01/2006 alle 00:03

E' indubbio che la tua poesia sia intrisa di disperazione e, leggendo i commenti degli altri, mi sono resa conto che il tuo dolore genera molte preoccupazioni. Io credo che il poeta non sempre esprima un dolore personale, o meglio, la poesia, pur essendo connessa fortemente con il nostro cuore, è il nostro occhio sulla realtà. Ci facciamo carico di un "dolore più grande", di un disagio. Quando si è giovani spesso si è disperati davanti a un mondo che non corrisponde alla purezza di quell'età, ma è normale ed è un bene. L'indifferenza è il vero strazio. Ciao.Marina

il 29/01/2006 alle 15:03