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Pubblicata il 17/01/2006
Lo usava la sarta
Per ricamare l’orlo delle vesti
E avrei voluto averlo io

Con quell’ago
Sarei stata capace di cucire
Gli strappi
E appuntare l’ansietà
Sul taschino come si fa cucendo un bottone.

Sarebbe stato come imbastire
Il senso della comprensione
E i fili delle interpretazioni
Come fanno i chirurghi
Chiudendo una ferita

Un passaggio
Con me avanti e oltre
Nelle persistenza.
Una di quelle riparazioni invisibili
Nelle cicatrici delle mani
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Una lacrima, in questo giorno già abbastanza triste...
Stavo osservando la mia bella cicatrice sul ginocchio, un ottimo medico me l'ha ricucita proprio bene... ma diavolo se ripenso ancora al dolore... oddio... ero molto piccolo e più che dolore fù paura... ma insomma dai ci siamo capiti... ;-)
Lye, purtroppo nessuno, nemmeno un'ottima sarta riuscirebbe a cucire le ferite delle mani, del cuore, è forse è più giusto così anche se triste e doloroso, ti abbraccio forte forte. Sei sempre al top! Le tue poesie entrano dentro! Bravissima!

il 17/01/2006 alle 20:03

Non puoi avere tutto, hai la Parola con cui rammendi alla perfezione gli strappi della vita, imbastisci favole d'amore e ricami paesaggi mentali!
Un abbraccio, mati

il 17/01/2006 alle 22:43

ciao lye, ottima come sempre la tua opera, è fantastico il fatto che riesci a far sussultare l'anima, con qualsiasi elemento del mondo sia esso un ago, una persona o un'emozione...complimenti..fra

il 17/01/2006 alle 23:47

che meraviglioso AGO. E' solo un semplice arnese, eppure riesce a far emozionare. però solo se è in mano ad un poeta e non ad una sarta. Sono un nuovo "utente", ma ti leggerò tutte le volte che troverò un tuo scritto bellissima poesia franco

il 10/02/2006 alle 18:41

che meraviglioso AGO, è solo un semplice arnese eppure riesce a dare tante emozioni. Però solo se è in mano ad un poeta e non ad una sarta. complimenti, ( non mi sono mai piaciute le maiuscole iniziali di ogni verso, ma questo è il meno. )saluti franco

il 10/02/2006 alle 19:02