PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 07/10/2005
Percorsi da lunghi passi stranieri
i filari della nostra Toscana,
terra ricca di sapori e piaceri,
a volte scomoda, strada puttana,

perché noi, intenditori del vino
ci siamo scordati, chi lo fucina:
le mani callose del contadino
assieme Dio, alambicco e cucina;

il mosto rende un nuovo colore
mentre s’inceppa tra i pori del tino,
donne cariche di tanto vigore
e pallidi spasmi in coro vicino,

ridono e cantano ritmi nostrani
col bigone e la mazza in tamburo,
il rullante, uno scroscio di mani
d’acini in festa vestiti di scuro.

Vacui cipigli di giovani dame,
si che il nonno vi dà caramelle
non temete questi lampi di brame
il mosto, donne, fa gambe più belle!

Faceva vespro di tardo settembre
lo spento sole, dal cielo finestra,
mentre qui danzano meste le ombre
saluta e congeda, piano, l’orchestra.
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vi ringrazio, non mi aspettavo un così bel commento, solo un piccolo appunto... io non sono una bambina ma un maschietto..
(siete in molti a pensare il contrario) :)

cari saluti Ombra!

il 07/10/2005 alle 19:33

evvai con la vendemmia

il 10/10/2005 alle 12:14

Dai giusto merito ad un avvenimento annuale che nelle varie regioni assume varie connotazioni.
Alla fine tutto finisce sempre a tarallucci e vino...e si balla alla tua bella Ombra.
Mati

il 11/10/2005 alle 00:16

ricordo che da piccolo, quella era una gran festa nel casolare del nonno, ricordo l'odore della vinaccia, e il bisnonno che parlava in rima, o come dicevano loro cantava di poesia, le donne della famiglia che calpestavano l'uva nei tini o nei bigoni, ma ero troppo piccolo.

il 12/10/2005 alle 22:37

Mi sembra di ritornare a scuola e rileggere una poesia d'autore, dettagliata, descrittiva, piena di sfumature e vita che pulsa da diversi personaggi.....una scena viva direi....

bella, daniela.

il 09/12/2005 alle 07:35

grazie mille, scusami se rispondo solo adesso, ma non sono un assiduo frequentatore!

il 24/01/2007 alle 13:00