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Utente eliminato
Pubblicata il 03/04/2002
domandando, il cervello s’imbottisce a vista d’occhio se solo chiude gli occhi, si stacca le squame di dosso. nel vetrino ripone una ad una lo strato ed ingrandisce, c’è chi giura almeno un milione di volte, la scorza. allora, nella magia del convesso, compaiono dal minuscolo corpo: uno scivolo, dei giochi, altalene. poi un cappello, una maschera, un mantello. indagine scrupolosa che allaccia la buccia all’interno. alla pista del sangue che corre veloce sottopelle. schema preciso e brulicante che mai saprà. non saprà dell’inizio. nemmeno questa volta. non è nel comportamento del leone, la soluzione. espone così la teoria: che il punto si tocchi sempre a punto in quest’istante. riducendo l’infinito. senza la mossa che si vede. un continuo credere al coniglio nei cappelli o di poter sparire negli alberi da frutta. dentro, dove si forma la polpa che addolcisce il seme. di questa polpa, lui lascia traccia. e sono segni interpreti di sogni. ch’aprono gli occhi a fiume. per arrivare nient’altro che qui. qui veramente. almeno in volo, una volta. sono i pezzi di pane che ritrovano la strada. inizia a calcare la mano come se fosse davvero attento. come se fosse la fine. l’inizio. mentre uno strano silenzio profuma di campi e sole. nel prato qualcosa sventola, cigolando la catena.
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