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Pubblicata il 02/04/2002
I FIGLI di Abramo

I nuovi figli d’Abramo con la stessa superbia
si credono eletti di Dio con l’uguale protervia:
nell’immaginario devoto, con le sacre parole,
si sono fatti esclusivi insieme a tutta la prole.

Tra mille diverse culture di grande valore,
col medesimo istinto di acquistare vigore,
hanno ingenui creduto di meritar alleanza
con il vero Signore, come loro spettanza.

In nome di Dio potente la stirpe di Abramo
in privilegio è cresciuta di greve richiamo
ad usar la violenza per la conquista di terra:
giustificati dal Cielo hanno mosso la guerra.

Era normale quel modo nei tempi passati
di stabilire possesso dei territori occupati:
gli eletti figli di Abramo si davan ragione
di non meritar attributo di popol predone.

Ogni gente del mondo, di qualsiasi tempo,
segue uguale percorso nel lor mutamento:
nemmeno le sacre scritture hanno il diritto
di dare un nome diverso a ciò ch’è delitto.

Le uccisioni non hanno un diverso colore,
ognun che uccide non è dagli altri diverso!
Solo una cosa alla fine ha davvero valore:
avere giusto rispetto senza cuore perverso.

Nessuno a ragione può credersi giusto
quando ha tanta potenza contro il nemico
e lo schiaccia e distrugge in modo lubrico:
non è libertà duratura, ma solo disgusto!

Troppo voraci quei corvi con di David la stella,
con l’appoggio di quelle d’americana potenza!
Credono in nome di Dio poter usare violenza:
sono uguali assassini, non han diversa novella.

Non accettano uguali i diritti degli altri,
si credono giusti, ma sono ignobili scaltri!
La loro unica gloria in punta d’armi potenti,
la loro vera ragione in vili alleati serventi.

I lor soldati assassini in vincenti battaglie
sono chiamati eroi se muoiono in guerra;
i combattenti avversari li chiaman canaglie,
anche se maggiore coraggio cuore rinserra.

Di Israele ed USA la voce in mondo millanta,
sono falsari in parole, tanto uguali in delitti:
“noi siamo gli eroi di questa guerra ch’è santa”
mentre lor “terroristi” in volgar nome descritti.

Chi non ha carri armati di distruttiva potenza,
chi d’esercito forte non può aver l’insolenza,
navi missili aerei ed altri potenti armamenti:
son terroristi sol loro quando danno lamenti?

Giovani donne e ragazzi votati alla morte,
in dura vita cresciuti nei lor territori occupati,
per decenni straziati senza decider la sorte:
sono questi inferiori ai vostri pagati soldati?

Sono lor terroristi che in ignominia tenete,
oppur i vostri che ora inneggiate o piangete?
Abbiate almeno il pudore di aver uguale rispetto:
immaginario è sol vostro d’essere popolo eletto!

Non son bastanti Due Torri, superbe lanciate nel cielo,
miseramente crollate, come la scritturale Babele?
Se avrete ancor la superbia di porre ad altri sfacelo,
non sarà mai assopito l’effetto di vendetta crudele!

Francesco GHEZA, 1 aprile ’02

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