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Utente eliminato
Pubblicata il 31/03/2002
La primavera si risveglia come un vibrare d'archi dal golfo mistico.
Singulti di amori ormai perduti, gemiti di passioni che divampano
nelle notti limpide per spegnersi davanti alla luce turchina dell'alba;
parole che scivolano sui sospiri come rugiada sui petali appena dispiegati, e come rugiada sotto le dita del sole si dissolvono nel calore dei corpi esausti; pensieri che s'abbracciano e si stringono vorticosi nell'ultimo buio delle stanze lambito dal vento mattutino; la luna che si ritira col suo tributo di sogni felici oltre il limite della notte.
In riva all'oceano del tempo pongo le mani sulla battigia molle, imprimo il mio segno sotto la scia delle onde eterne; lo vedo cancellato e rimescolato alla sabbia levigata dei miei giorni vuoti.
Nella pioggia si sciolgono i miei fremiti vani.
Aggiungo lacrime al pianto del cielo e nutro fiori che altri coglieranno;
alla fucina ardente del mio desiderio forgio parole incomprese; nel gorgo della mia voce che erompe solitaria guizzano i demoni che fanno schiavo il mio sangue, che tormentano il mio cuore dannato.
Nel buio che mi divora io bramo luce, luce!
La mano soave si tende, la stringo ma scivola via; di nuovo affondo
il viso nella terra implorandola di aprirsi sotto il mio peso inutile.
La mia vita è un infinito Golgota.
Io amo la vita, la vita non ama me.
Scrivo di quell'amore che mai ho conosciuto, condannato a vivere senza aver mai vissuto, condannato a morire senza essere mai nato.
E' un incubo che vivo da sveglio, da cui non c'è scampo.
Grido, grido ma nessuno sembra sentire e intanto vado a fondo,
sempre più a fondo.
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