Venezia,
naufraga senza orizzonte,
la vita sospesa a ponti cigolanti
come tristi lamenti
tra viole bianche e ferite del tempo.
Immobile tra lagune e calli vuote
respira ombre riflesse nelle pozzanghere,
disegni di piume e colombi nel cielo di dicembre.
Ascolto il respiro del buio,
i passi frenetici dei ricordi
che scorrono tra gondole e canali,
la luna gioca con maschere di dolore.