Sagge parole!
Oggi non siamo molto capaci di risparmiar(ci) sulle cose che contano poco. Magari invece (ci) risparmiamo su quelle cose che invece dovremmo mettere a disposizione degli altr. Siamo ahimé una società egoista, solitaria... e in fondo...trista (fa rima con egoista!)
Ciao.
Terry
Ho preso la vetrina come simbolo, Terry, di un mondo che ci fa desiderare cose superflue.
Ma soprattutto per la voglia di cedere all'ipnosi del consumismo.
Comprare, comprare.
E quando più non possiamo, non ci resta che venderci.
E allora la vetrina ci aspetta.
Dall'altra parte.
Ad aspettare chi comprerà la nostra dignità.
Non è lezione di vita la mia Terry, ma un riconoscimento di sconfitta davanti " alla vetrina".
Ciao
Luigi
Molto bella Luigi.
Concordo con il commento sopra , dovremmo essere più indifferenti alla vetrina pronta ad assalirti alla gola , forse potrewmmo anche riuscire non svenderci per fame.......
Molto bella ancora
Alla prossima.
Questo è un pensiero, Eleonora, che me lo ha ispirato un cantautore napoletano 23-24 anni fa.
La canzone era " Franz è il mio nome" e raccontava i vantaggi e gli svantaggi di chi passava il muro di Berlino.
Di là c'era grande povertà, di quà ricchezza.
Potevi comprare ciò che volevi, ma se non avevi i mezzi, ti dovevi vendere.
E non trovi che lo facciamo tutti i giorni nel nostro piccolo ?
E cosa barattiamo ogni volta se non un pò della nostra dignità ?
E quante volte sorridiamo di cupidigia per un oggetto inutile per cui abbiamo ceduto un pezzo di anima ?
Grazie
Luigi