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Utente eliminato
Pubblicata il 11/03/2002
Come la quercia fiammeggiante nel crepuscolo
affonda le radici nella sua terra, così
vene e nervi entro la nostra
affondiamo ardenti nell’ora fatale
noi, figli di madri che come gemme
ornarono le amorevoli braccia d’una
più grande Madre.
Ci strazia il ricordo più che il ferro nemico,
il rimpianto più che il vespro repentino
delle nostre vite che un vento impietoso
come lumini spegne, come lumini nutriti
dell’olio che arse nelle notti più antiche
a rischiarare i fasti della gloria perduta,
dell’unguento che i nostri padri ricevettero
prima dell’estremo addio.
Sperderà le nostre ceneri la salsedine
che sentimmo sulle nostre giovani labbra
fiorenti del fremito che rinverdiva
la nostra uniforme come foglia d’aprile;
il sole greco suggella il voto che ora erompe unanime
e che come un astro infocato brillerà
se notte sarà sui cuori di chi per noi vivrà.

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