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Pubblicata il 07/03/2002
C’era una casa,
una villetta ridente circondata da un prato fiorente
e da una luce solare che lottando e vincendo,
oltrepassava i folti rami d’alberi d’alto fusto.

C’era un comignolo rustico
da cui usciva un fumo color del cielo,
testimonianza certa di un focolare sicuro e quieto.

C’era una stradina
che portava all’indefinita meta di un villaggio esotico.
Cupa e misteriosa coinvolgeva i miei passi insicuri e guardinghi da tanta magia.

C’era un viottolo
dissestato ricoperto di pietre sparse senza un ordine preciso
e c’ero io che in quel silenzio misterioso m’inoltravo nel buio.

C’era un recinto
pulito d’una rete nuova, intatta, da poco messa in opera,
dietro la quale si vedeva appena una vegetazione ancora più scura e torbida
che nascondeva un pericolo imminente.

Lupi d’un candido colore abbaiavano e si rincorrevano
lottando l’uno contro l’altro per impossessarsi della preda, che nuda, chiedeva il mio aiuto.

C’era un uomo
nel panico ingabbiato in quel recinto che straziato urlava le sue pene.
Una folle corsa verso il buio mi allontanava da quelle grida,
mentre strane urla di strani uccelli accompagnavano le mie gambe tremanti
ma sicure da quella recinzione che non poteva essere varcata dalle fiere.

E ancora un nuovo recinto,
e ancora i bianchi lupi, e ancora un altro uomo senza abiti
che chiedeva soccorso.

C’era un recinto
pulito d’una rete nuova, intatta, da poco messa in opera,
dietro la quale si nascondeva la mia paura.
C’era un foro nella recinzione.
Un enorme foro da cui uscivano i bianchi lupi.

C’è un letto,
una coltre ed uomo sudato
che nel buio del suo sonno grida le sue paure.

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