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Utente eliminato
Pubblicata il 07/03/2002
Provocandomi al riso mi hai rubato
gli strati di caratteri precedenti.
Cercavi una forma.
E’ un vortice cangiante di agitate particelle,
limatura di ferro.
Che trova un’unità solo quando
ti congiungi ad essa.
Ogni volta lasciandomi sgomenta
di una mutile, neonata identità.
Il tuo crudo bisogno maschile
di esercitare il magnetismo assoluto.
Misera cosa è il perdono, non te lo concedo.
Ridicole le giustificazioni, non cercarle.
Ma se le nostre ore son poche, per dirla con Eliot,
facciamo almeno in modo
che esse siano divine.
E ben venga se le notti si son trasformate in giostra,
se le insonnie non sono più incubi.
Se aspetto l’alba per dormire
e penso, leggo e rido dei tuoi sensi di colpa
inutili, che non ti salveranno.
La felicità è strappare al giorno
le ore rapinate
con violenza dal traffico e dal perbenismo
degli impotenti. Che non consentono
vita e pensiero, se non
a senso unico.
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