arrivano saltellando
semichiusi dal sonno
dai capelli adombrati
dalla bocca violati
piano si sgranano
la pupilla dilata
nell’ombra scura
delle mie domande
e non è il cielo che guardi
non la terra che pesti
né le anatre in fila distratte
e neppure il calice rosso
mi guardi con un’ansia
che non conosco negli altri
che mi lascia senza fiato
senza speranza e senza rancore
solo acqua e nuvole
erba, suoni remoti
sudore, caldo e sole
da pagare tutto
fino all’ultima goccia