Lieve cammino sulla sabbia
che il torrente ha portato a riva,
incantata guardo ciò che non conobbi mai.
E’ il ritratto di te
trentanni fa
e ora mi porge la mano
che calda trattengo nella mia.
Come sono avide le api questa mattina
volano tra i cespugli di biancospino,
leggere e attente.
Prendo tra le mani una tenera foglia
la pongo lieve tra le labbra
e soffio via la mia stanchezza.
Vibra nell’arpa della memoria
il ricordo dei miei compagni di scuola
quando impazzivano suonando
stelo di tarassaco sputando poi
veleno bianco in saliva.
Camminiamo, ora siamo in tre,
sulla sabbia bianca
che il torrente ha portato a riva.
Una mosca che si è posata
su una foglia di rosa canina,
sopra il pelo dell’acqua non si sognerebbe
di finire preda di un piccolo pesce,
ma sono cose che capitano.
L’ho vista, ecco sì, la mosca è
nella bocca del pesce.
E il sole lentamente si sposta
e le nuvole sospinte dal vento,
risalgono la vetta,
amano aspettare la Luna.
Sposto dalla fronte
il tuo cappello di paglia,
nell’ombra della notte
non ti serve più...
Amore...ho le mani fredde,
i piedi rispondono male,
l’umido uggioso prende alle ossa, torniamo.
Un sorriso riga il tuo volto,
è stato bello incontrarci,
un cenno debole della mano...e mi saluti.
Sei rimasto nell’ombra per tanto tempo
tu e il tuo bambino,
ritorna dove stelle nel vuoto,
giocano a buttar via gli anni.
Il cuore palpita nella mia solitudine.
So che tu sei sincero e che mi hai sempre amato.
Una civetta aspetta, impassibile e attenta,
che qualcosa si muova all’intorno
con un volo breve e silenzioso
vi piomberà sopra e la preda sarà sua.
Mi hanno sempre spaventato le civette,
ora corro, corro via...
portano male, portano il male.
Alexia
*** Scusatemi il mio sfogo nella " chiusa " serve solo a sdrammatizzare una fobia che ho sempre avuto.