Ha smesso di radersi, ormai,
nei mattini gelidi di condensa
divenuti vuoti, soltanto,
di una speranza da sposare.
E già vedova consolabile
prima di adornare il talamo
degli inconfessati ardori,
è immobile, sullo stesso giaciglio,
supina a rammentare, invano,
quale mano, consapevole,
abbia inferto il primo taglio…
Se ne stava lì, fischiando.
Guardava il suo riflesso
mentre, con mano ferma,
rendeva glabro il viso.
La vide arrivare,
come ombra nello specchio,
continuando a decantare
l’ultimo, ennesimo, abuso.
Sorrideva, tronfio,
maschio incapace d’amore
che solo brutalmente
riusciva ad ottenere.
Ora riesce a ricordare:
fu proprio quella mano,
che fede avrebbe ricevuto
se non avesse osato,
a colpire senza dubbio.
Si, ricorda, ora.
Tutte le volte, troppe,
che accettò l’inganno
di quell’uomo tristemente vile
da servire senza piacere,
che adesso, finalmente,
non potrà più fare male.
27 Giugno 2004