PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Utente eliminato
Pubblicata il 15/02/2002
Eravamo felici, mi ricordo
Ogni giorno a saccheggiare la tana dell’elfo
Salite di scartoffie,
una lucciola a pranzo ogni tanto
Ma il limite doveva ancora arrivare
al capolinea
Avevamo ognuno un biglietto della lotteria
Alcuni vincevano ogni giorno,
altri stavano mesi ad aspettare il
proprio momento,
ed infine c’eravamo
noi,
con i coriandoli del nostro fato in mano
“fanno una bella coreografia”
mi dicevano
“li ho strappati troppo piccoli”
gli rispondevo
Era come il 4 luglio,
come natale,
come tutte le fottute feste dal sorriso di ictus.
Mangiavano tutti il loro pollo,
io masticavo solamente pezzi di
ferro calibro .45
Una perfetta cura contro la carie,
contro la vita.
Ma perchè odiarla tanto?
Perchè ero sempre una spanna distante da
loro?
Che si fotta il grigio,
la panna acida,
le caramelle al miele.
Solo e sempre chiodi,
verruche,
cammelli senza gobba.
Eravamo arrivati tutti in città,
un gruppo di ciclopi con le bende,
forse troppo giovani per saltare,
sicuramente troppo vecchi
per credere all’illusione
del cammino.
Mi ricordo i discorsi degli altri,
una pasta troppo condita di cannella,
mi ricordo i miei sguardi,
dita puntate della strega al rogo.
Adesso ?
Adesso mastico i miei pensieri come tabacco,
sputo grumi tumorali sopra vecchi alberi e
mi trastullo credendo di
non credere.
Ascolto tutti,
forse aiuterò almeno un gatto di pixel che miagola troppo,
ma devo affrettarmi
prima che le mie pile ossidino,
prima del prossimo
sorriso amore egoista,
storta al cuore.
Come vorrei precipitare
in un mare di vino
ed affogare pensando solo che forse è
l’annata sbagliata
  • Attualmente 0/5 meriti.
0,0/5 meriti (0 voti)