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Pubblicata il 25/01/2002
“In questo mondo ove dimentichiamo,
ombre siamo di chi siamo.”
FERNANDO PESSOA


Se ti dimentico, allora tu sei
mia e ti possiedo come non ti ho mai
avuta, ti ho per come ti vorrei,
per come tu non sei né mai sarai.

È nell’oblio, nel rimpianto che torni
con un’indeterminata vaghezza,
con il languore che hanno certi giorni
quando il tramonto giunge, la dolcezza

infinita che lacera il crepuscolo
lasciandovi ferite rosso sangue.
Dimenticata, sì che tu sei mia:

sei il piacere che dà il massaggio al muscolo
contratto, sei l’alone di magia
che ti sorprende lasciandoti esangue.
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Bella poesia, soprattutto per alcune immagini:

con il languore che hanno certi giorni
quando il tramonto giunge, la dolcezza

infinita che lacera il crepuscolo
lasciandovi ferite rosso sangue.)...

La scelta del sonetto è ardua, io non ho mai provato a scrivere in metrica e forse non ne sarei capace, e si confà in maniera perfetta alla materia trattata.

Ciao
Antonio.

il 25/01/2002 alle 21:09

Una poesia molto vera e molto profonda, di quella profondità che solo il dolore consente. Complimenti

il 26/01/2002 alle 12:14

Ti ringrazio, Antonio. Devo confessare che il sonetto è un componimento che uso quando sono a corto di ispirazione: la gabbia metrica consente di sviluppare il discorso e molto spesso suggerisce, come in questo caso la similitudine delle ferite e del sangue.

il 28/01/2002 alle 20:14

Grazie. La tua analisi è molto lucida: hai colto quanto intendevo esprimere. Spesso ignoriamo che le nostre azioni possono influenzare altre vite, dovremmo aprirci di più e cercare di comprendere i sentimenti degli altri.

il 28/01/2002 alle 20:18
flo

Ciao Andrea,
su tua segnalazione leggo questa poesia rimata e debbo dire che mi è piaciuta molto.
Complimenti anche per questa.
Ciao Floriano

il 27/02/2002 alle 23:27