PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 20/01/2002

D’agosto in campagna
c’è un’orchestra.
Pur grilli e cicale han lo spartito.
Così, per amor di musica soltanto,
all’alba dell’adolescenza
un dì d’agosto
sul laghetto mi recai.
Il sipario già era aperto.
Una lucciola, come di quel teatro maschera,
sembrava dirmi di seguirla
per prender posto in prima fila.
Ce n’eran di spettatori
per quell’incanto di ricordi.
Come se qualcuno
m’impedisse di “veder meglio”
m’alzai in piedi
e chiusi gli occhi a deliziar l’udito.
Ma all’improvviso più non sentii
la terra sotto i piedi
ed il fresco dell’acqua del laghetto
avvolse in un secondo il corpo mio.
Aimè di nuoto esperto io non ero
e l’acqua alla bocca
m’impediva, maledetta,
di chiamar d’aiuto.
Il sipario d’un tratto s’era chiuso
per riaprirsi sulla tragedia mia.
Gli attori, troppo piccoli
per trarmi in salvo,
assistevano impauriti.
Quando ormai speranze avevo perso
e mi straziavo dentro
perchè di morir non era l’ora,
una mano il braccio m’afferro’
ed in un attimo sulla riva del laghetto mi trovai.
Gli occhi alzai per veder
chi c’era dietro quella mano
....ma nulla vidi.
Di freddo e di paura pieno
verso casa m’incamminai.
Mentre m’allontanavo
sentivo che,
dopo la forzata pausa,
il concerto era ripreso.

Tanti anni ormai da quel giorno son passati
ma di quella mano senza volto
mai più ho saputo.

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In momenti importanti, a volte tragici, della nostra vita, talvolta, quancuno ci viene in aiuto e noi, credenti o non credenti, restiamo lì attoniti, consci e umilmente riverenti, di fronte a Chi ci è immensamente superiore...............

Gianni

il 20/01/2002 alle 12:25