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Pubblicata il 19/01/2002
Perché,
perché se mi scrutate
ogni cosa di me che vi era aperta
si ritrae?

Perché ogni parola,
ogni parola che mi date si fa pietra
tanto gravosa quale neppure il più robusto
degli schiavi sul suo dorso potrebbe sopportare?

Perché le braccia prima forti come rami di sequoia
si fanno gracili come steli di giuncaia?
E poi perché il torace prima pieno adesso è smunto?

Quand'ero come il fuoco
che a tutti dà calore e a nessuno mai si nega,
anzi: come il fusto cui le radici,
sprofondate sino al centro della terra,
danno pane,
tutto ritenevo di me al centro del mondo
ed il mondo, benevolo come al migliore dei suoi figli,
tutto di sé mi dava e mi nutriva.
Non v'era fame che non potessi soddisfare
non v'era sete
che non potessi placare;
e tutto ciò era già tanto e mi bastava.
Perché nulla ritenevo a me del mondo estraneo,
nulla mi poteva mai essere avverso.

Perché mi giudicate?

Il mondo che ci sovrasta non è poi sempre lo stesso?
Cola la resina dal tronco
l'acqua sciaborda e si ritrae
la fiamma brucia sempre
eterna.

Palermo, 18/01/02




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Caro Axel,

Mi fa molto piacere che questa mia ti piaccia, perchè come già ti ho scritto nella mia e-mail (ho ricevuto la tua risposta e sono già molto curioso per la personalizzazione di "Avalon"), l'importanza di questa poesia va per me aldilà sia del suo contenuto che del suo valore poetico. Come dici bene il mio albero è immanente e trascendente insieme, termini che , attenzione, non formano contrasto alcuno, ma è anche puro e ,in un unicum con il mondo, riceve nutrimento dalla terra stessa. E v'è stato un momento in cui io nella mia vita personale, probabilmente l'infanzia, e l'essere umano su scala più vasta, avevamo dell'albero le medesime virtù. Come l'albero eravamo tanto attaccati alla terra, al mondo, ma nonostante tutto, come l'albero i cui rami tendono al cielo, avevano bisogno di andare avanti, d'evolverci.
Così quando si arriva agli ultimi 5 versi, si afferra in pieno il senso appunto che, nonostante tutti i cambiamneti e le finzioni, il mondo nel suo "nociolo duro" è sempre quello, incorrotto, non muta.
Sottostiamo alle sacre leggi
del fuoco.

Ciao
Antonio.

il 19/01/2002 alle 12:34

Caro DarioRizzo,

mi fa piacere che ti fosse piaciuta Suonatore d'erba. Io pensavo che non l'avesse letta nessuno e fosse passata sotto silenzio...Per quanto riguarda "lampi nella notte", mi dispiace d'essere stato un pò brusco con te.
Ti volevo chiedere, ma sei davvero dell'82? se è così complimenti ciao

Antonio

il 19/01/2002 alle 12:37

Sono contento che l'interpretazione dell'albero fosse corretta. Da come lo dici mi fai pensare che non hai ricevuto "Avalon", è strano era allegata all'e-mail? Puoi controllare?
Axel

il 19/01/2002 alle 12:50

Hai ragione, come sono sbadato...Adesso non mi dire che sei anche un pittore!!!

Antonio

il 19/01/2002 alle 14:35

Scusa la risposta poco attinente(!!!) alla poesia,comunque sono dell'82, uno dei motivi della mia ammirazione nei confronti della tua poesia è la mia non-ancora-abilità ad esprimermi coi tuoi mezzi, ai tuoi livelli insomma. Poi a volte penso che ognuno dà importanza ad alcune cose anzichè ad altre quando scrive. Ad esempio io nel mio piccolo, ho pensato di modificare la mia paginetta introducendo la mia poesia come musicalità, originalità, intimità, accessibilità, giusto per palesare le mie preferenze, non per presunzione di raggiungere alcun risultato di quelli. Sono certo, tornando a te, che col tempo (se ne avrò x il sito) dovrò studiare con più attenzione ciò che scrivi.Lo merita. A presto, ciao!
Dario

il 20/01/2002 alle 01:40