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Pubblicata il 21/03/2004
A ben vedere ha un sorriso nello sguardo
anche se finisce a naso in su a fissare la notte
con i suoi incensi invenduti
le mani in tasca,
Alì dice:c'è un posto chiamato Senegal.
Il velluto nero di quelle labbra
che pronunciano appena la curva del sogno.
Non so niente di certe fragranze,
fammi sentire l'odore di luna, di muschio,
di bosco che si infittisce e -a un tratto- muta.
Una civetta plana dentro il buio,
faresti bene a bere il caffè finchè è caldo,
Alì dice: sei una donna bianca che ascolta.
La lenta confessione delle mani
si apre un varco nell'aria molle,
bisogna dire che ha del talento in questo,
Alì compie i suoi segni invisibili e dice:
ho solo ventun'anni.
La frotta grigia e ocra-Louis Vitton
è inferocita per un sorpasso,
vetrine scintillanti a prezzi stracciati,
le pozzanghere stanno attente a non sporcare
gli stivali delle signorine per bene.
Alì dice: la vita li ha impagliati.
Non so che dire a loro discolpa,
in fondo nella notte c'è sempre un dubbio
questa volta è un altro tentativo
a stendergli chilometri di strada sotto i piedi.
Faremo come certe entità
che si aggirano tra gli ulivi
diventeremo ancora più trasparenti
leggerissimi
andremo a correre nei vigneti viola e rossi
a respirare fresie gialle.
Ma passa un auto a schizzarci d'acqua piovana
che per fortuna, con noi
le pozzanghere non stanno attente.

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