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Utente eliminato
Pubblicata il 22/02/2004
Celtico insulare che raschi il mio vischio
col tuo falcetto d’oro brillante
nel tuo febbrile andare,
tra querce e castani alte come il cielo,
in questo oscuro magico bosco
di memorie, andate.

Mostrami il tuo Dolmens di pietra,
Druido santone di tanta Era,
su di essa mi stenderò senza tremare.

Attendo la tua lama penetrare
nel mio petto ansante
e tu barbuto sciamano
non esiterai un solo attimo
appagare il tuo Dio ancestrale.

Canteranno tutti la mia storia,
del mio cuore spaccato
e fiumi di vermiglio
sangue colare dall’altare e nutrire
il sacro bosco e nascere piante
nere e contorte che nella notte buia
sibilavano ai solitari erranti:
vendetta, vendetta!.

Profezia maledetta,
mentre calavi il tuo stiletto,
hai pronunciato;
ed’io morente ho visto
il mio futuro steso nel bosco
avvolto da rovi irti di spino.

Chi siede ora sovra il mio desco
fatto di foglie marcite e funghi mortali,
veloce sarà il suo destriero
fulmine sarà il suo sguardo,
invincibile la sua lunga spada,
dura la sua corazza.

Svegliati, è l’alba.
Nel mio letto di muschio m’ero assopito
Tra i rami, luce dorata del mattino.

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Bravissimo! L'atmosfera di sogno, appunto, che volteggia per tutta la poesia, non si allontana nemmeno al momento dell'alba, anzi... raggiunge il suo culmine e si porta dietro le immagini appena ammirate.

Adesso però voglio il sequel di questa avventura, magari in compagnia del tramonto... :D

;)

Salutoni

Roberto

il 22/02/2004 alle 12:43

Hai mai pensato di darti alla narrativa? Secondo me sei tendenzialmente, per quel poco che ho letto, piu' propenso al racconto che alla poesia: comunque belle le immagini e le sensazioni forti che evocano.
Un salutone !

Krys

il 22/02/2004 alle 20:06

potente come il fragore della tempesta...irenegiulia

il 22/02/2004 alle 23:52

le tue poesia m'incantano , misento trasportare in un nuovo e antico sogno...

LUna

il 23/02/2004 alle 15:48