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Pubblicata il 31/01/2004
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Ventennio

Si risveglieranno un giorno,
affranti di esso,
osservando l’orologio a pendolo
di rimpetto al loro giaciglio
ed accorgendosi
dell’incalzare del giorno
tenteranno invano di recuperare
le ore d’assopimento.
Lisceranno forse le lenzuola
stropicciate, per tentare magari d’ingannare la luce d’alba che
celermente s’allunga dagli spiragli
di persiane scrostate, finestre sul mondo.
Ed asseriranno: “Non ho dormito, lo è parso”.
Ma ancora gli occhi cisposi gli precluderanno la vista ottimale.
Forse prematuro preoccuparsene ora?
Ottanta stagioni susseguitesi altalenanti.
Temporalmente immaturi i momenti della presa di coscienza o preludio alla puntuale tragedia?





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Scoprirsi ad immaginare
scenari di guerra angoscianti
configurati a fiume impetuoso
[ed indomito
spazzante e battente
la realtà odierna.
Sdegnarsi nel comprendere
di aver sognato
un conflitto di proporzioni mondiali
che creasse un diversivo
ed una mutazione, non evolutiva,
ma unicamente posta
a rottura del tedio.
L’anelare sconvolgimenti onnicomprensivi
a vantaggio del singolo...
ed intenderne... ed assaporarne...
Nella consapevolezza del proprio
[egoismo
e del sussiego ad esso imputabile.
Ogni avverarsi è forse l’occasione agognata?
Nessun rimorso nel barattare sbrigativamente migliaia di speranze, immolate al conseguimento di un’unica?
Sono realmente così cinico?






***

Molte altre ve ne sono
là dove raccolsi queste
nei meandri di una mente irrequieta
fallimentare nell’inserimento societario.








***

E se vi capitasse
d’accorgervi dell’impossibilità
di riuscire
a realizzare i vostri sogni
tanto vale farla finita.
Fare un favore
a voi stessi, agli altri,
a quei possibili scontenti
che mettereste al mondo scegliendo la vita.
E risparmiereste facendolo
molte notti insonni
ed in carta ed inchiostro.

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