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Pubblicata il 15/01/2004
Quel niente
splendente come lucciola
d'eterno nostro alfabeto
scruto calando gli occhi
sul fianco del mondo.

Ti risponderei,
crisalide mia segreta,
d'inspiegabile precipizio
il mio rinascere è caduco,
di giunco, fragile come ninfea
ho slanci a te senza presa
che miei silenzi.......
e d'impronta, si tortura questo inverno,
sfarinate le ore
battono come vene
e piccole gocce
che un geranio viene a toccare.


L'anima comune
quando la luce cade
lampada d'ombre mi appare,
il folto dei pioppi sui petali
rimasti.......
Va! Presso la Primavera
a rilegare la tua pergamena di sangue
che io riscriverò sognando ancora.
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