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Pubblicata il 08/01/2004
Dell'inverno la voce più roca

stamane presto, forse più del solito
sono passato tra gli stagni
era buio e poco si vedeva
in mattine ormai di solstizio allungate
ma mai ho visto lo stagno così oscurato
dal sole che non c'e', e l'aurora era uno scorgere
di minimo avviso in fondo agli alberi
verso est tra un traliccio ed un abete aggrovigliata
in un rovo scheletrito
niente ghiaccio ne brina che quando c'e' col suo incantesimo
di bianco tutto avvolge e a tutto dona una luce iridescente
di freddo immobile, nessun cristallo di brina
tra le stoppie umide e fredde furtive ombre
di sottobosco o degli stessi aironi candidi ed esili presenze
che presidiano, irreale e candida immagine
lo spirito del luogo, che nessuno possa carpirlo
scordarlo o solo non sentire che sotto c'e',
lì sotto la superficie del suo regno selvatico
di striminzita oasi silvestre.
Questo buio queste stoppie quelle ombre veloci
sono dell'inverno la voce più roca,
se togli all'inverno tutto ciò che lo adorna
resta da soffrire il freddo da sentire la luce el calore che manca
la fame degli animali e il loro timore
per la stagione che non matura e non passa
e quanto altro dolore e gelo e pericolo
e cercare tra i rifiuti dell'uomo cibo per se e per gli altri esseri che vivono
di ciò che nessuno semina o raccoglie
senza che alcuno si curi della loro vita e della loro sorte,
loro e non noi sanno il significato della parola inverno
ed ogni uno degli inverni che passa
scava la corteccia di nuovi solchi
e inspessisce pelo e piume scalfisce becchi e unghie
si prende vite nuove di prede e stecchita di stenti e di agonia stramazza
o dai cani seguita e condotta al patibolo venatorio degli umani.
Oggi ho sentito e visto che l'inverno
è dramma, passione da sgranare giorno a giorno
e che anche i corvi neri e protervi che ne sono consenzienti compagni
recitano i peana del gelo e della fame...

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BELLISSIMA!!! raramente ci si sofferma a pensare al freddo e cupo inverno..lo si patisce, lo si sopporta già proiettati verso il caldo rassicurante della bella stagione....e ci si perde le immagini che splendidamente descrivi....io sono nata proprio in gennaio, questo mese così freddo....e lo amo anche se a volte trascuro di viverlo in pieno....


"Questo buio queste stoppie quelle ombre veloci
sono dell'inverno la voce più roca,
se togli all'inverno tutto ciò che lo adorna
resta da soffrire il freddo da sentire la luce el calore che manca"....questo è il verso che preferisco e che maggiormente mi ha fatto riflettere: se non cogliamo dell'inverno la sua voce, non rimane che subirlo...ed è l'errore che molti fanno, io per prma, prima di leggere questa tua....Grazie...Mary

il 08/01/2004 alle 10:57

La percezione profonda e insinuante dell'inverno, in lirica di spettrale drammaticità, incolore, ma anche il dilatare lo sguardo e la coscienza in un accalorato umanissimo sfogo, una professione d'amore, di attenzione, di adesione, al crudo reale travaglio dell'esistenza. Molto bella!
Saluti cari.
Max

il 08/01/2004 alle 15:25







Mary, sono molto contento che questi versi siano stati per te, come lo sono stati per me un mezzo per riconsiderare l'inverno sotto una luce diversa di contrasti e sfumature stridìdenti al di fuori del conforto e della sicurezza che ci conforta...
Ciao
Sergio








il 12/01/2004 alle 09:10

Grazie Pippi, sono contento che il titolo e le sensazioni/immagini che ho cercato di richiamare con i miei versi ti siano piaciuti.
Ciao
Sergio

il 12/01/2004 alle 09:13

Max
sono sempre stupefatto dalla tua capacità di lettura e di analisi profondo delle parole fino a cercarne l'essenza più recondita, la tua prosa ricercata brilla poi di una sua luce propria.
Grazie
Sergio

il 12/01/2004 alle 09:16