I tuoi occhi
spesso intenti a fissare niente
a tratti si accendono.
La tua mente
già di polvere velata,
quante volte si perde
nei sui labirinti fantastici.
Tutto è uguale a niente,
a volte solo ombre
parli con un timido riflesso
piangi, t’arrabbi e giochi.
Nostalgia di pane, burro
e zucchero, giochi di carte,
pesci di aprile e parole crociate.
Vorrei sentirmi chiamare ancora per nome
e sapere che leggi nel mio cuore
come un tempo,
ma rimani lì,
tra lacrime e sorrisi sinceri
tra sguardi attenti e vuoti,
tra parole sconnesse e
piccole trame intessute.