Dietro una nuvola vasta come
il cielo mèzza si staglia la luna,
contraddizione di luce e d’ombra
che getta nel pieno d’una possibilità.
Affiora il tuo viso da un bagliore astrale,
ricade una ciocca se la
rinsaldi con gesto repente
e intera ti sento non tocca
d’alcuno afflato mortale.
Come inganni, Ariadne, la marea
che sommerge i tuoi giorni?
Tu vivi ed esisti in un senso
che m’è sconosciuto e non
t’impaura l’umana certezza
che gl’uomini han chiamato
«salvezza» in ossequio
a scialbe verità.
Tu sembri lontana e vicina
alle cose, intuire una fuga
al divenire di questa realtà;
potessi conoscere il segreto di quest’alchimia,
di questa tua intatta verginità!