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Pubblicata il 06/12/2001





Immersi ancora nel dolce liquore
lasciato al primo spiro,
lontano il sogno che ispirando muore
e tesse audace il miro,
così beati appena il buio scende,
ignari e nudi Aurora ci sorprende.

Lei vedi timida e rosata in volo
posar lo sguardo a valle,
lambir con ali dispiegate il suolo,
e volgerle le spalle
l'offesa Notte, e perdere il potere;
confondersi tepori ed ombre nere.

Lei vedi in fiamme, il cielo già un amante,
l'un l'altra star vicino,
e a quello scivolar per lei un diamante:
la Stella del Mattino,
riflesso candido del Sol dormiente;
tu, a lei che fugge ignota, sorridente.

Infine il padre giungere alla corte,
nel primo dì del mondo,
dissolver sogni, dubbi, menti assorte;
guariti nel profondo
da madre Luce, porto della figlia
umanità fanciulla che si sveglia.
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Molto bella , la devo leggere ancora qualche volta , non l'ho ancora compresa in toto ma è molto bella , è un' ode al giorno , io le ho sempre tessute per la notte , la amo molto di più.

Ciao.

il 16/02/2002 alle 15:10

Grazie Claudio, è uno dei miei pezzi più felici, sia per metrica (che è una di quelle canoniche usate nell'Ode, sia per densità di contenuto) purtroppo giace qui semidimenticato e il tuo apprezzamento mi fa poi piacere anche perchè ti vedo da poco sul sito.
E' una teatralizzazione delle prime parti del giorno. Nella prima strofa preciso due latinismi liquore da liquor=acqua, miro da mirus,a,um=meraviglioso,degno di stupore.
Comunque anche a me piace la notte, del giorno amo solo l'alba e il tramonto.
Ancora grazie e a presto.
Ciao
Dario

il 03/03/2002 alle 02:06