L'Aurora incendia, come brace boreale, i veli sfilacciati della notte
L' esausto meccanismo della città si risveglia dal torpore
Con suono lento e vibrante di risacca che si frange sui muri dei palazzi,
risale le strade, straripa sui marciapiedi, ricopre le auto,
si spegne poi come un'eco risucchiata dalle valve socchiuse dei tombini.

Le luci diafane dei lampioni si scherniscono con la loro anemica aureola
consapevoli del loro imminente martirio consumato sull'altare del giorno.
Le ore delle notte, hanno consumato l'amplesso di onnipotenza
illuse di avere posseduto, sconfitto, umiliato, offeso,
venduto comprato e rivenduto ancora,
si accodano ora le une alle altre, perdute, nel loro destino di oblio.

Un albero ghermisce con le lunghe dita ossute di ramo una parvenza di luna
che impotente e rassegnata consegna la notte sua decrepita cortigiana
al far del giorno, scalpitante puledro che ancora, per poco, morde la briglia.

I pantaloni ghiacciati dalla nebbia mi si attaccano alle gambe,
una scossa elettrica mi percorre la schiena
su su fino a farmi rizzare i capelli sulla nuca
Sorrido con sarcasmo sentendo i peli sulle braccia che si impigliano nel maglione di lana facendomi rabbrividire
Il cane tira il guinzaglio per richiamare l'attenzione, lui ha già fatto, ed ora ha fretta di raggiungere la sua ciotola riempita.
Si, inizia un nuovo giorno,
sarà un altro giorno di ordinaria distonia neuro-vegetativa
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magica aurora