Andante vado,
passeggio e neanche penso a dove andare,
e poi pensare a cosa,
io
io che non saprei neanche più dove cercare.

eppure c'è allegria,
se cammino e cerco
oltre questo dolore irto
sicuro nel suo stare,
mentre io,
io neanche più son bravo ad inciampare,
insicuro del mio andare,
eppur vado.

sorrido,
mentre mi penso pazzo.

non c'è niente ch'io ricordi
a motivare l'espressione,
ma rido,
e ancora,
nel vedere gente andare,
ch'io non m'ero accorto si muovesse,
animata da un senso tutto suo,
un agitarsi continuo,
che rende tutto,
tutto vivo,
nelle ossa
nei musei
e nelle cattedrali vecchie,
la voce che rimbomba,
le porte di piombo serrate,
l'pover'uomo,
stretto al suo angolo di cielo,
di strada
che mi guarda
e ride,
come se avesse lunghe ali
e sapesse andare oltre
a vedere quello ch'io non vedo,
l'arsenali, il coraggio,
la rivoluzione,
mentre a me restano le polveri d'una fallace costruzione.

ci ho provato
a tenere in piedi una vita nata mutila
me la son caricata sulle spalle,
notte e giorno, raccontandole i colori
le forme, gli amori
l'ho pensata cieca, stupida
manchevole,
m'ha restituito il conto d'un esistenza,
sì durevole
ma arida.

eppure c'è allegria,
se il pensiero vuoto estinguo
se redimo dolore con le lacrime amare,
se mi siedo in terra,
dividendo quel pezzo di cielo col povero allegro
e ogni silenzio ascolto,
occhi chiusi, capo chino
respirando,
calmo,
pazientando perché mi sia dato
quello che da tutta vita cerco,
l'estinzione d'una calma ridondante
il senso d'un andare altalenante,
ballare sulla logica del mondo
ridendo, ridendo.