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Pubblicata il 12/12/2022
Vorrei essere uno scrittore/scrittrice e scrivere brani come questo:
“Il bosco che attraverso in questa tiepida giornata di maggio, con le giovani foglie giallo scure delle querce tra me e il cielo azzurro, il bianco aglio selvatico e la veronica dagli occhi azzurri e l’edera terrestre ai miei piedi; quale boschetto di palme tropicali, quali strane felci o splendidi fiori dalle grandi corolle, potrebbero far vibrare in me fibre profonde e delicate come questa scena domestica? Questi fiori familiari, questi cinguettii indimenticabili, questo cielo con la sua luminosità irregolare, questi campi arati ed erbosi, ciascuno con una sua personalità conferitagli dalle siepi capricciose: tali cose sono la madrelingua della nostra immaginazione, il linguaggio carico di tutte le sottili ed inestricabili associazioni che le fuggitive ore della nostra infanzia si sono lasciate dietro di loro. La gioia che oggi proviamo per il sole che risplende sui lunghi fili d’erba, sarebbe nient’altro che una vaga sensazione di anime stanche, se non fosse per il sole e l’erba di quegli anni lontani che ancora vivono dentro di noi, e trasformano la nostra sensazione in amore.”
george Eliot, Il mulino sulla Floss.
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bellissimo

il 13/12/2022 alle 15:59

Per yuno: è vero, ma specialmente: semplice (che è la cosa più difficile, forse)

il 14/12/2022 alle 11:59