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Pubblicata il 28/09/2022
Trascorrevo
quei tristi giorni d’attesa
come un detenuto nella cella
separato
da mura invisibili
per colpe
mai commesse

giungeva fino a me
l’eco lontana di voci familiari
indistinte
come i volti un tempo amati
i nomi
mai più pronunciati

esangue
sogno ad occhi aperti
popolato di ombre
ripiegate su se stesse
e condannate
alla solitudine

ma qualcosa
pose fine
a quel tempo di dolore

ancora una volta
mi ritrovai
a rimirare il cielo
correndo libero
al vento caldo
di interminabili sere d’Estate

chi
mi strappò all’Oblio?

forse
mai rincontrerò
quell’essere gentile
che guidò i miei passi incerti
lungo i freddi corridoi
e ascoltò
i miei sospiri di stupore
ma quei primi
reciproci sguardi
di rinnovato amore
sempre
veglieranno su di me
attraverso
le lunghe
travagliate
ere del Mondo

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l'ospedale psichiatrico, come metafora della condizione in cui viviamo, separati dal Mondo Reale da mura invisibili, che ci confinano in un sogno oscuro e crudele.
se improvvisamente qualcuno o qualcosa aprisse le porte delle nostre celle, cosa proveremmo, cosa ricorderemmo e porteremmo con noi?
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