Ad un certo punto della vita, nessuno è al sicuro dalla sincerità. Le menzogne si diradano e appare il paesaggio. Nitido, cristallino, come una cartolina.
In quel paesaggio ci stiamo noi che da giovani lo attraversiamo in un impeto di voluttà, trascurando cose che non andrebbero trascurate.
La sincerità ci costringe ad ammettere una forma di rabbia latente, che non cresce né diminuisce. Una rabbia sottile che si rivolge a noi stessi, alle noiose traduzioni di pagine scritte in un dialetto senza vocali.
L'attesa si fa più snervante, e quella rabbia sottile che non molla, continua a coprire luoghi e strade dell'anima, simile a polvere che ci costringe a trattenere a lungo il respiro.
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