Tutti quei corvi, sul campo fresco d'aratura, dipingili pure come un accento grave e colora il cielo d'azzurro, senza smagliature di nubi, poi metti chicchi d'uva rossa sul davanzale e fai che l'allodola felice faccia udire il suo canto.
disegna un cerchio e accenna dei gabbiani con l'ali tese, come le pieghe di una gonna color bianco del mare sullo scoglio.
nella macchia sistema un coro di cicale e grilli, qui metti una casetta dal tetto sbiadito e fai che, tini, tegole e travi sappiano del zirlo del fringuello.
posa sui rami arsi del pesco, rigogoli, passeri e cingallegre.
un grano di fuliggine alto nel cielo non è altro che il gheppio, s'ingrandisce via via che il suo volo si restringe sulla sgomenta lepre.
verso Tramonti, in un sentore di rosso, fai apparir lontani i nembi e sulla piane metti un contadino basso e tarchiato; il suo sguardo fila l'uva che è già troppo avanti e non può aspettare.
ora fai volare stormi di rondini, direzione Africa; e che l'ultima chiuda verso il Ferale con rette, virgole e forti strida.
"È tardi devo andare, mi raccomando il nido" Mi par d'aver udito.
fuori c'è il pettirosso che aspetta di venire.