Sono un pochino catastrofico (lo ammetto), però qui la gente si salva, se azzecca il giorno giusto. Ciao Jean-Jacques.
Onestamente non la leggo affatto come catastrofica, tutt'altro. Penso che ognuno di noi si impegni costantemente, e impegni ogni momento della sua vita, per arrivare ai "dunque".semplice verità. sono esiti immaginari, che ci poniamo ma che non esistono. anzi, diciamo che non sono neppure vere e proprie conclusioni, perché portano alla ricerca di altri "dunque". siamo talmente insaziabili, strizziamo talmente forte il nostro panno, da perderci alcuni pezzi importanti. mi fa pensare che la vera distrazione, sia la distrazione stessa. ha senso? La chiusa a mio avviso apre gli occhi come uno schiocco dallo psicologo. e se è vero, come dice nestor, che alla fine l'esito è sempre lo schianto, sta sempre a noi 1) come ci si arriva 2) che tipo di "danno" (e non lo intendo ancora necessariamente in senso totalmente distruttivo, ma semplicemente come "fine che non è fine") ne deriverà. concludo che leggendo mi è venuto in mente un romanzo di Saramago, Le intermittenze della morte. Se da questo momento si iniziasse a non morire più... cosa ci aspetterebbe?
Ringrazio Nestor e Freja...sinceramente, aspettavo un commento che ribaltasse il catastrofismo, infatti son d'accordo con la visione di Freja. Forse, l'alternativa alla morte sarebbe il sogno oppure un ribaltone, i veri morti siamo noi che pensiamo d'esser vivi.