Guardo il mare e il mare non c'è
un vento zoppicante l'ha portato via
oltre le basse colline dell'anima,
e la bellezza compiuta degli inverni
si attacca alle maniglie dei risvegli
foglie si posano sulla tomba di nessuno
gli stridi dei gabbiani spezzano una poesia
l'era mortale nutre i morti che non ho potuto salvare
di chi ha perso il canto dentro sentieri di rosmarino e versi di starne affamate, lungo le macchie degli addii il mare corre e per cappello una tempesta, cerco una sedia sgombra
per rimanerci qui aspro dentro stanze invase, la povertà grigia degli alberi battuta sopra un cuore sottopelle all'incrocio dei binari,
salvami
dalla giustizia incolta dalle inutili intenzioni
dalla febbre degli occhi dagli archivi e manoscritti dalle imposture dai luoghi di una vita dai capitoli ignoti di vincitori e luridi sconfitti
salvatevi
dalle tracce senza meta ne verso
dalla luna gigante dai rami dai Mari spariti dietro le colline dagli inganni, condanne, cani e campanili dai fulmini e labbra di corallo
salviamoci
dai concili segreti, dalla solitudine nella moltitudine dalle foto sagomate e in pezzi
dagli anonimi passanti dalla fradicia paura di restare, volare , scomparire
dal sangue denso come assenzio dai sepolcri di cera, anonimi passanti che bisbigliano il nostro nome, rose appese alle pareti dove navigavano le mie mani.
conosco il dolore dappertutto e annaffio compostezza e foglioline, con le puntute ali concesse cerco terra e vedo il mare pian piano farsi il posto e ritornare.
tony Claus.
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