Stupenda, colpisce tutte le mie corde! Che dirti di più: me la sono segnata, ispirativa (il computer la da come errore, ma chi se ne frega). Grazie.
"Rughe di speranza s'infrangono in questo mormorio di acque" Nostalgica e meravigliosa.
Sono versi eleganti ma "estate" è di genere femminile. Poi, non gradisco la ripetizione "quel-quel" nella seconda strofa e "questa-questo" nella terza strofa.
No dai vins, da te no...un'estate fa stilisticamente ed esteticamente cag..re, sembra una formica in mezzo al niente e riprendere uno, scusatemi per gli altri e per me stesso, porta davvero una ventata di freschezza pari a mareaperto su ali no... è come sentirti dire: gne gne, anche tu sei imperfetto. Da te non me lo aspetto, con tutto il bene e la stima che ho per te. L'estetica sfancula la grammatica in poesia, viene prima.
e' vero Beck, "d'un'estate" sarebbe stato veramente inguardabile.
La licenza poetica è una cosa, lo strafalcione grammaticale altro. Quoto Vincent.
...in questo caso è come dire: "Caro poeta, devi sempre dimostrare la tua competenza nel saper riconoscere un soggetto maschile da quello femminile, anche quando il suono non cambia, altrimenti non conosci o non stai aderendo agli accordi che un gruppo di uomini hanno stabilito per te, su quale sia il miglior suono e su come riconoscere le differenze di sesso. Oppure: "Caro lettore, non ti ritengo all'altezza di riconoscere il sesso dei miei soggetti poetici, così mi sforzo, anche se esteticamente peggiora la situazione, di metterci un accento; e questo varrà per tutta la mia vita, sempre".
Stimatissimo beck, concettualmente potrei anche condividere. Ma allora si dovrebbe ragionare in termini di decostruzione linguistica e di capovolgimento semantico, come, del resto, è accaduto anche in ambito poetico-letterario in empirei specificamente di avanguardia. Nella circostanza, invece, siamo al cospetto di un testo scritto secondo norme convenzionali ma con un grossolano errore grammaticale.