All'infinito smarrirmi
al buio che sceglie per me
il tono più profondo
pratico esorcismi di luce
parole da costruire e distruggere
unisco sillabe saccheggiate
negli anfratti segreti del cuore
a uno sprazzo fuggiasco di luna
caduto chissà come dentro di me
dall'opacità di un cielo sfibrato
questo antidoto che macchia ovunque
come inchiostro di seppia
schizzi della mia coscienza
materializzo una corazza
ho bisogno di un guscio in cui ritirarmi
questo antidoto che scioglie il male
nel piacere di poterlo liberare
non fa niente se viene dallo stesso veleno
dalla tossicità (spesso) emozionale
sono qui piegata su un foglio fatto d'aria
quando posso lasciare uscire
lettera per lettera il fiele o solo il dolore
mi sento un prigioniero al suo rilascio
anche l'aquila è fragile al primo volo
tra fantasmi e orgasmi la mente sopravvive
questo antidoto è un calice di sangue e poesia
ne assaggio l'intenso dolce, il fugace amaro
sulla bocca mi arrivano insieme densi
il bozzolo in cui mi difendevo ne è saturo, eppure...
impregnata, assorbo e bevo, non sputo, assaporo
non ho più paura di morire ora che la pelle
non deve più filtrare oltre, la lascio bagnare
la crisalide non dura che il tempo necessario
per preparare le ali a abbandonare la larva
il picco continua a darmi vertigini ma mi piace
ora è un brivido meraviglioso
non è un antidoto alle altezze folli dell'anima
o ai suoi abissi che cercavo alacremente
era un modo per sostenere la possibile caduta
un paracadute morbido per gli urti interiori
ho trovato l'ovatta necessaria
la piuma mancante
il balsamo lenitivo sulla ferita nascosta
la benedizione autentica sulla fronte
ho trovato la carezza salvifica sul mio fuoco
mi ha dato coraggio il suo coraggio di toccarlo.
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