La teoria delle stringhe, la curvatura dello spazio-tempo, nel comporre una poesia su questi temi ostici ma affascinanti si rischia di travalicare i limiti della poesia...ma la poesia, si sa, non ha limiti.
Chissà quale valenza avrebbere la poesia se riuscisse a sopportare la centrifuga di un black hole!
Potrebbe acquisire la valenza di un sospiro trattenuto o di uno starnuto starnutito alla velocita di 300.000 kms.
Una ipotesi è che al Big Bang la velocità della luce avesse un valore infinito. Ergo, la poesia era ovunque, anche in un soletto di scarpa non ancora inventata.
Anche le nostre anime erano ovunque, fragorosamente frammentate nel silenzio di un big bang che ci portiamo ancora dentro.
Se Agostino immaginasse che un suo fan, quale sono, dovesse prendere le sue difese, inorridirebbe, ma tant'è. E questo non perché penso che lui avesse ragione a immaginare un tempo lineare, come espresse nella "Città di Dio" (concetto peraltro non così certo secondo quello che scrisse nelle "Confessioni") ma perché non poteva, in alcun modo, aver contezza di altre forme temporali, cicliche, spiraliformi o chissà cosa. Fu in buona compagnia: Galileo confuse la catenaria con la parabola, Aristotele agli occhi di oggi non ne ha azzeccata una, Euclide e Newton hanno teorizzato una parcella di un caso particolare di un microcosmo della realtà... Einstein regge benino, ma per quanto? Hawking pone molte questioni, forse ha intravisto qualcosa... A essi (e a qualcun altro), naturalmente, dobbiamo tutto ciò che sappiamo ma la cipolla è molto grande e noi stiamo grattando gli strati più esterni. Intanto il tempo è sempre lì, sornione, indecifrabile. E certo, lui ha tempo. Ma confidiamo che "... rifiorirà il mandorlo su purissime "stringhe" d’argento".
Forse Agostino non si soffermò a lungo sull'Ecclesiaste e certamente un migliaio di anni sono molti per l'evoluzione del pensiero ma, S. Tommaso d'Aquino, gettò su questo argomento lo sguardo più in là.