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Pubblicata il 12/01/2022
Milù, la femmina, se ne stava sul suo divano preferito a sonnecchiare come sempre.
Neos, il maschio, pochi metri più in là faceva altrettanto, sul letto disfatto del mattino.
La casa era piccola ma accogliente. Crocchette a disposizione tutto il giorno e acqua in abbondanza.

Milù era piccola nonostante i suoi otto anni appena compiuti. Nera con striature di color marrone. Rimasta piccina per via della sua indefinita razza, era stata presa appena nata, e aveva cambiato abitazione solo una volta.
Si era abituata ad una casa più grande in passato, da cui poteva perfino uscire. Finché non arrivò il cane.

Neos, al contrario, aveva viaggiato molto. E sofferto. Rosso dal pelo lungo, forse mezzo nobile, era stato abbandonato quand'era ancora un batuffolo. Fu trovato in una pozzanghera da un ragazzo che se lo portò a casa per un pò di anni, fino a quando non se ne sbarazzò tramite un annuncio in cui disse che avrebbe regalato un gatto tremendo, non sopportandolo più.
Neos viveva sempre in casa e non usciva mai. Solo una volta gli era successo di ritrovarsi all'esterno, e per la paura si era rintanato in un angolo del giardino. Passarono diverse ore prima di essere preso e riportato in casa. Dopo quell'esperienza, nemmeno la porta spalancata lo avrebbe convinto a mettere il naso fuori.

Milù amava qualsiasi contenitore in cui infilarsi, soprattutto scatole di cartone e valigie.
Neos amava stare addosso alle persone, letteralmente.
Milù, per gioco, graffiava come quasi tutti i gatti.
Neos era incapace di farlo, e neanche sotto tortura avrebbe estratto gli artigli. Era il gatto perfetto per i bambini, anche quelli più piccoli.
Entrambi erano affettuosi in modo uguale e diverso.

Quando non dormivano, correvano per tutta la casa giocando a inseguirsi per acchiapparsi a vicenda. Facevano a turno. Ma Neos stuzzicava Milù anche quando lei non voleva e se ne stava in disparte a dormire o a farsi gli affari suoi. In cambio, riceveva nell'ordine; una zampata, una soffiata, e una miagolata di disappunto.

Oltre alle crocchette i due felini mangiavano carne. Non appena veniva riempita la ciotola, Neos si fiondava ingurgitando tutto subito e voracemente, incurante di tutto quello che lo circondava. Ci fosse stato del veleno, sarebbe morto all'istante.
Milù era più guardinga. Per un motivo misterioso, tutte le volte sembrava non fidarsi del contenuto della ciotola, comportandosi come un gatto complottista. Prima osservava il compagno mangiare, poi, con la zampina, prendeva un pezzetto piccolo assaggiando poco alla volta.
Finiva sempre dopo e sempre dopo molte ore.

Neos amava stare alla finestra. Spostava la tendina per osservare qualsiasi movimento fuori casa. Di tanto in tanto, un gatto bianco passava di li e si fermava ad osservare Neos. Erano in grado di stare immobili per ore prima di stufarsi. Pareva un duello Western. Neos aveva vissuto in una grande città, e nonostante non fosse mai uscito dalle quattro mura, il rumore delle macchine non lo spaventava. Le aveva sempre viste e forse anche da piccolo, quando fu abbandonato.
Milù, invece, era terrorizzata dal rumore dei veicoli, nonostante un tempo potesse godere della libertà di uscire. La sua vecchia casa in mezzo alla campagna era lontano dalle strade principali, così, quando usciva, si ritrovava sempre in mezzo ai campi dove rimaneva per ore. A volte per giorni.

Milù tra i due sembrava più forte, ma anche lei sapeva essere una coccolona.
Il loro rapporto era di odio e amore, ma si cercavano sempre. L'assenza di uno dei due per la visita dal veterinario, ad esempio, pesava tantissimo su entrambi, e quando accadeva facevano a turno a cercarsi disperatamente per tutta casa.

Un caldo giorno d'estate, Neos scese dal letto e andò a cercare Milù, come consuetudine.
" Hey, che fai? Ti va di giocare un pò?" Chiese lui con gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno.
"Non vedi che sto dormendo? Lasciami in pace. "
Milù gli lanciò un'occhiataccia per cacciarlo via.
"Facciamo che tu scappi e io ti prendo." Neos continuò: "Non ho più sonno ho dormito abbastanza. "
"Facciamo che tu te ne vai e io continuo a dormire. Tu sarai anche riposato mentre io ho del sonno arretrato."
Milù era sdraiata nella sua scatola di cartone, vicino al divano. Neos cominciò a rotolarsi sul pavimento
per grattarsi la schiena e per richiamare l'attenzione dell'amica felina, che lo ignorò girando la testa dall'altra parte.

Dopo aver mangiato qualche croccantino, Neos si stiracchiò le zampe cominciando a girare per casa.
La luce entrava dalla porta finestra ed era una bella giornata di sole. Rimase diverso tempo a osservare il mondo fuori, fino a quando non sentì Milù grattare la sabbia della lettiera.
"Che vuoi ancora? " Disse lei indispettita. "Non riesco a farla se mi guardi, sparisci!"

A metà giornata, dopo aver dormito e giocato, si sdraiarono sul pavimento fresco.
Faceva molto caldo e i due cominciarono a sentire il peso di quelle temperature elevate.
Era soprattutto Neos a mal sopportare l'estate, per via del suo pelo lungo.
"Quando tornano i boss?" Era il nome che i due davano ai proprietari.
"Che ne so! Mica sono in grado di calcolare il tempo. " Rispose Milù.
"Non capisco cosa escano a fare così spesso lasciandoci qui da soli. Cosa credi che facciano là fuori quei due?" Chiese Neos.
"Non lo so e non ne ho idea. L'unica cosa che conta è che ci sia sempre da mangiare e da bere.
Forse vogliono stare lontani da noi a volte, perché non ci sopportano. Credo soprattutto che non sopportino te visto che sei appiccicoso in modo cronico." Milù fece un grande sbadiglio.
"A me piace farmi accarezzare e farmi coccolare, sono fatto così non è colpa mia."
Neos era stato abbandonato, e quando trovò finalmente una fissa dimora e una proprietaria amorevole, imparò anche a miagolare e a fare le fusa.
"Anche a me piace quando mi accarezzano." Ribatté Milù.
"Ma tu sai essere insistente e stucchevole all'inverosimile. E sei anche geloso quando i boss mi dedicano attenzioni. Arrivi sempre a rubarmi il posto come se non ci fossero carezze per tutte due. Ti odio quando fai così. "

Una folata di vento fortissima aprì di colpo la finestra a ribalta. Il rumore fece sobbalzare i due amici pelosi che si guardarono attorno. Milù fu la prima ad accorgersi dello spiraglio che si era creato.
" Si sono dimenticati di chiudere bene quella finestra. Non hanno girato la maniglia era solo appoggiata."
Milù salì osservando da vicino. Si lasciò accarezzare dalla fresca brezza annusando l'aria.
Neos le andò incontro, piano piano. Si fermò ad osservare l'amica dal basso.
" Molto strano, di solito non succede mai."
"Per forza, sono sempre di fretta, non li vedi? Escono ed entrano continuamente, sembrano due schizzati.
È normale essere disattenti quando vai così veloce. Comunque, questa potrebbe essere la nostra occasione, Neos."
"Occasione per cosa? Non farti venire in mente strane idee, ok?" Neos si leccò il pelo per pochi secondi.
"Sei il solito fifone. " Milù continuò convinta: "Non sei curioso di sapere cosa c'è là fuori. Te ne stai sempre alla finestra ore e ore ad osservare." Neos non sembrava convinto.
"Ti sei forse dimenticata che ho paura di uscire? L'ultima volta, che poi è stata anche l'unica, sono rimasto immobile per ore. Non voglio rivivere quei momenti."
"Ma ora ci sono io con te, non devi preoccuparti. So come si fa. Tu stai dietro di me e andrà tutto bene. "

Milù cercò di essere convincente ma Neos rimase perplesso e titubante. Sapeva che lei era più coraggiosa ma non importava. Non voleva farsi contagiare dal suo atteggiamento né tantomeno da quell'idea. Dopo averle provate tutte per convincerlo, Milù giunse ad una decisione drastica.

"Come puoi farmi questo?" Domandò Neos con gli occhi sbarrati e verdissimi. Per un attimo pensò che l'amica avesse voglia di scherzare, ma lei si fermò su quella decisione e tirò dritta per la sua strada.
"Esatto, hai capito bene. Non giocherò più con te se non mi seguirai. "
"Questo è un ricatto bello e buono. Lo sai che ho il terrore di uscire. Cosa pensi di trovare? Ci sono solo pericoli là fuori. Potremmo rimanere schiacciati sotto una macchina, o azzannati da un cane.
Ti piace questa prospettiva?"
Neos era triste perché sapeva che niente avrebbe fatto cambiare idea alla sua compagna di giochi. Quando si metteva in testa qualcosa non c'era modo di farla ragionare. E aveva anche paura a lasciarla andare da sola, perché temeva di non vederla più rientrare, e forse, avrebbe avuto bisogno di lui.
" Stiamo solo un pò, rientreremo prima che tornino i boss. Un giretto qui attorno, niente di più. "
Milù iniziò a strusciarsi sull'amico, convincendolo con le fusa e coi feromoni della felicità.

Erano le tre del pomeriggio quando Milù iniziò a scrutare bene la finestra. Avrebbero dovuti arrampicarsi e aggrapparsi con le unghie per poter uscire, e lo spazio non era molto largo. In più, non c'erano grandi appoggi su cui contare.
"Come faccio a passare da uno spazio così stretto? Forse la tua testa piccolina ci può passare, ma la mia no di sicuro." Neos pronunciò quelle parole come ultimo tentativo disperato di convincere l'amica,
ma lei non si lasciò intimorire.
"Ci passiamo entrambi anche se sembra stretto. Basta che ti allunghi. Sei un gatto o cosa!"
"Ti ripeto che lì la mia testa non ci passa. A meno che tu non voglia vedermi uscire dall'altra parte già stecchito." Neos era sempre più convinto che fosse tutto un grande errore.
"Smettila di frignare! E seguimi."

Furono le ultime parole di Milù, che con un balzo si aggrappò con gli artigli alla tenda della finestra, quella chiusa.
Neos sgranò gli occhi, osservando attentamente le movenze di Milù che con un altro balzo riuscì a rimanere attaccata alla fessura tra le due finestre, tramite le tendine.
Si spinse con le zampe anteriori in avanti cercando punti d'appoggio sul legno, e buttando fuori la testa, non senza fatica, atterrò sul davanzale all'esterno.
Neos stava osservando, attento e impaurito, poiché avrebbe dovuto replicare gli stessi movimenti. Ed era sempre sicuro che la sua testa non sarebbe mai passata al di là di quella maledetta finestra a ribalta.
Milù era sul davanzale e aspettava Neos. Lo chiamò con un miagolio invitandolo a sbrigarsi.
Lui prese coraggio maledicendo tutto. L'attimo in cui quella finestra aveva deciso di aprirsi, il forte vento che l' aveva permesso, i boss che si erano dimenticati di chiuderla bene, Milù e la sua pazza idea.

Si aggrappò alla tendina, e rimase immobile incapace di muoversi.
Milù, da fuori, lo coordinava spiegandogli tutti i movimenti necessari.
Neos ascoltava, con la coda gonfia di paura.
Quando si ritrovò appeso nella fessura tra le due finestre, cercò di buttare fuori prima la testa. Non passava.
"Non riesco è uno spazio troppo piccolo." Disse lui spaventato.
" Gira quella testa, fai qualcosa! Non è più grande della mia è solo più pelosa."
Milù era decisa, ma preoccupata che l'amico non ce l'avrebbe fatta.
Neos si spinse con tutta la forza che aveva nelle zampe, e ruotando la testa riuscì con molta più fatica a uscire.
Cadde sul davanzale franando addosso a Milù, che però non si arrabbiò, contenta del successo dell'amico.

Neos si guardò indietro ancora più spaventato.
"Come faremo a rientrare senza avere le tendine a cui aggrapparci."
Milù non aveva pensato a questo. Osservò la e poi Neos, con un pò di imbarazzo.
"Quando torneremo troveremo un modo. Tranquillo."

I sentimenti dei due erano l'esatto opposto. Lei eccitata, lui terrorizzato.
Decisero di scendere insieme sui gradini che portavano all'ingresso della casa. Da lì sarebbe stato facile risalire sul davanzale e rientrare, problema delle tendine a parte. A qualche metro c'era il cancello, fuori la via stretta del borgo, a senso unico e leggermente in salita, dove transitavano le macchine.

Non appena le loro zampette toccarono i gradini in sasso, una luce abbagliante li travolse per pochi secondi.
Neos aprì i suoi occhi verdi per primo. E si accorse subito che qualcosa non andava.
Non osservava più il mondo da un 'altezza di pochi centimetri, com'era abituato,.
Il suo sguardo era fissato a più di un metro e cinquanta, e soprattutto, stava in piedi su due zampe, o meglio, due gambe, proprio come quelle dei boss.
Milù, rannicchiata di fianco a lui, aprì gli occhi un attimo dopo e lo guardò cacciando un urlo.
"Che diavolo è successo? Perché sei completamente nudo?" Chiese lei agitata.
"Potrei dire la stessa cosa! Non so se ti sei vista. Forse è più importante chiedersi come mai ci siamo trasformati in una specie di Adamo ed Eva."
"Chi sono Adamo ed Eva?" Chiese ancora Milù scrutando sè stessa nuda.
"Non saprei." Disse Neos perplesso. "A dire il vero la frase mi è uscita così, senza pensarci."
Avevano entrambi l'aspetto di due ragazzi, all'incirca della stessa età. Neos, pelle pallida e capelli rossi.
Milù più mediterranea e capelli scurissimi.
"Non possiamo andare in giro nudi! Le persone non vanno in giro nude!"
"I boss a volte sono nudi." Disse Neos guardandosi le mani.
"Di certo non fuori casa! Stupido che non sei altro. Li hai mai visti uscire di casa senza vestiti?"

Una donna si affacciò sul balcone di casa sua, aveva una cesta piena di panni da stendere.
Quando si accorse che due ragazzi nudi gli davano le spalle, si mise a sbraitare.
"Chi siete voi? Disgraziati che non siete altro! Non avete il minimo pudore? Vergognatevi e andatevene immediatamente o chiamo la polizia."
Milù e Neos si girarono di scatto strabuzzando gli occhi. Rimasero senza parole di fronte alla donna che li aveva sorpresi. Non pensarono nemmeno a come giustificarsi, per non passare per pazzi.
Scattarono di colpo come centrometristi e uscirono dal cancello.
La donna tirò fuori il telefono dalla tasca e digitò un numero.
I due nuovi ragazzi correvano a perdifiato. Neos era davanti e ogni tanto si girava per controllare se l'amica tenesse il passo. Incrociarono alcune persone, ciclisti e corridori in tenuta sportiva, persino qualche anziano.
Tutti reagirono con insulti e imprecazioni. Milù e Neos correvano così forte da non sentire nulla, se non la fatica e il caldo. Alcuni gatti qua e là si bloccarono di colpo per poi dileguarsi alla svelta al loro passaggio. Era una corsa senza destinazione, cercavano solo di nascondersi da qualche parte per guadagnare tempo e capire il da farsi. Speravano che la signora avesse bleffato sul fatto di chiamare la polizia, e che fosse solo un modo per farli allontanare.
Ad un certo punto Neos si fermò. Nel deserto di una stradina di paese come tante, notò un sentiero alla sua sinistra dove correre sarebbe stato ancora più arduo a causa del fondo, poiché avevano smarrito le loro zampette pelose e i morbidi cuscinetti sotto di esse. Si guardarono e con un cenno d'intesa, senza bisogno di parole, imboccarono il sentiero, accompagnati solo dalla paura e dell'ignoto.

Si fermarono dopo qualche centinaia di metri, esausti, in un piccolo prato vicino a una cascina.
All'ombra sotto un albero, si sdraiarono per riprendere fiato.

"Mi fanno male i piedi." Disse Milù piagnucolando verso il compagno di viaggio.
"Anche a me. E tutto questo per la tua idea stupida di voler uscire." Neos parlò in modo severo ma senza essere arrabbiato.
La tranquillità di quel posto non lasciava presagire nessun incontro spiacevole.
"Voglio solo tornare a casa, sdraiarmi sul divano e stare al sicuro. Mi dispiace di averti convinto a fare questa cosa." Milù prese la mano di Neos e lo guardò con gli occhi lucidi.
"Quello che è successo è passato. Ora dobbiamo capire come fare a tornare, diciamo, nei nostri panni.
Se ci trovassero così potremmo passare dei guai." Neos guardò Milù sorridendo.
"Potremmo tornare a casa e aspettare che arrivino i boss, spiegare a loro quello che è successo, avranno sicuramente una soluzione. Dopotutto, dipendiamo da loro."
Neos scoppiò a ridere.
"E vorresti dirgli che siamo usciti dalla finestra trasformandoci in essere umani? Così si che passeremo noi per schizzati. Chiamerebbero la polizia all'istante. No non se ne parla. Dobbiamo risolvere questo problema da soli.

Il caldo era torrido e i due si rannicchiarono in un angolo del prato, ancora più nascosti. Si addormentarono. Arrivò la sera a portare un pò di fresco, insieme a un cielo stellato.
Verso mezzanotte, Neos aprì gli occhi, mentre Milù di fianco a lui stava ancora dormendo.
Sentì dei fruscii o qualcosa di simile sull'erba. Nonostante tutto, aveva ancora un udito felino.
Il prato era cosi illuminato dalle stelle che non fece fatica a riconoscere una sagoma intenta ad avvicinarsi a loro. Il gatto bianco, che era solito vedere dalla finestra, gli andò incontro nella notte coi suoi occhioni luccicanti. Si fermò a fissarli come solo un gatto sa fare.
"Non dovreste stare qui voi due. Avete una casa in cui tornare."
Neos non poteva credere, nella sua nuova condizione, di riuscire a sentir parlare il gatto bianco.
"Come faremo a tornare? Abbiamo troppa paura a muoverci da qui, non sappiamo cosa ci aspetta e forse qualcuno ci sta cercando per farci del male."
Milù si svegliò proprio in quel momento, sentendo l'amico. Il gatto bianco si rivolse a entrambi.
"La magia che vi ha portato qui, allo stesso modo vi farà ritornare. Dovete solo fidarvi di me, e seguirmi."

Il gatto bianco, con un miagolio, richiamò l'attenzione di altri cinque compagni a quattro zampe che arrivarono di corsa per scortare Milù e Neos verso casa.
La notte era ormai profonda e la via del ritorno deserta. In quell'angolo tranquillo di mondo, sembrava essere sceso un silenzio quasi sacro. Arrivati davanti al cancello, gli altri gatti controllarono la situazione per poi entrare e mettersi a stella come in un rituale.
Il gatto bianco, entrò e salì sul davanzale della finestra ancora aperta. I boss non erano ancora rientrati a casa.
milù e Neos si avvicinarono al davanzale con lo sguardo stranito e spaventati.
"Afferrate la mie zampe." Il gatto bianco si alzò in piedi sospeso sulle sue zampette posteriori. Milù chiese a Neos se stessero sognando.
" Non c'è tempo, sbrigatevi!" I due ragazzi fecero come gli era stato ordinato.
Un'altra luce bianca accecò i loro occhi per pochi secondi, e quando li riaprirono furono di nuovo Milù e Neos.
Si annusarono a vicenda facendo le fusa.
"Ora tocca a voi." Disse Il gatto bianco congedandosi dai due. Saltò giù dal davanzale e se ne andò insieme agli altri gatti di via Olmo.
Neos, aveva il terrore che la sua testa non sarebbe più passata da quello spiraglio. Milù lo incitò polemizzando come al solito. Non senza difficoltà, rientrarono.
Una volta dentro, si strafogarono di crocchette dalla fame che avevano.

Quando I boss rincasarono, il giorno dopo, trovarono la finestra aperta. Si spaventarono ma solo per un attimo. I due amici pelosi stavano sonnecchiando beatamente, l'una sul solito divano, l'altro sul letto disfatto.
Di rado, capitò ancora che quella finestra si aprisse per il vento. Milù si avvicinava sempre curiosa, annusando l'aria. Neos, ogni volta, la guardava preoccupato. E lei, ogni volta, si girava verso di lui, miagolando e sussurrandogli;
"Ti va se giochiamo un pò? Facciamo che io scappo e tu mi prendi..."

Fine

Dedicato a Giorgio e Pietro
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Questo è il racconto più bello di tutti i tuoi che ho letto, e va bene anche per i bambini. Bravo bravissimo.

il 12/01/2022 alle 13:00

Grazie mille vincent, in effetti l’ho pensato come una favola leggera, e la dedica è per i miei nipotini. Un saluto e una buona giornata

il 12/01/2022 alle 13:08

Dire gatto sapendone un sacco. Non ho letto tutti i tuoi racconti ma concordo pienamente con Vincent!

il 13/01/2022 alle 11:32

Grazie Ben per aver apprezzato, e grazie anche per la pazienza che avete avuto di arrivare fino in fondo. Ero abbastanza soddisfatto del risultato, ma se non si hanno riscontri oggettivi non sai mai se hai fatto bene o male. Una buona giornata.

il 13/01/2022 alle 12:45

Sono arrivato in fondo non per pazienza ma per "avvincenza" del racconto.

il 29/05/2022 alle 06:35