Fratello mio,
non ne hai tu sentore alcuno,
ma così triste mi è la pena,
in te nel vedere un vecchio inacidito,
insofferente e lamentoso,
e, nello stesso tempo,
viziato e distratto un bimbo,
rispetto a tutti e tutto
distante e indifferente.
L'altra faccia sei del pianeta
dove per me non v'è più luce,
ove sul viso, le membra, e i sensi,
precoce cadde l'Inverno,
Dorian Gray senz'abiezione,
caparbia e sciagurata,
Natura e Tempo
dileggia la tua Primavera,
e ne gioisco io a tal segno
che nel corpo e l'anima
pur di perpetuarla ne farei le spese,
ma per te pavento il tempo del dolore,
del quale, trasognato,
con grazia respingi la cognizione,
che donò a tanti pace e rassegnazione,
sicché di già il cuore mi strappa
il pianto tuo futuro, e la disperazione,
sebbene io non ci sarò, spero e temo,
a poterti offrire la mia consolazione.