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Utente eliminato
Pubblicata il 29/12/2021
quando t'ho vista la prima volta,
ho forse smesso di morire
un'ondata di febbrile vita,
ha investito tutto il mio divenire,
e il venire d'ogni giorno,
è divenuto allora festa,
ed è da quel momento me ne sto,
quieto e quietato
affacciato alla finestra,
meriggio e miraggio
mirando sagome di donne al paesaggio,
che mi ricordino di te.

che ingenuo pover'uomo,
avrà pensato Antonio,
quel vecchio amico bottegaio,
quando quella volta,
non mirando riflesso alcuno,
ho urlato al mondo: ecco,
udite tutti, ora,
ora muojo!

non son morto amore mio,
ho riciclato vita,
scavato nei pensieri in cerca d'una ninfa,
una musa
o qualcosa che potesse nell'attesa,
tramutare in arte questa mia assurda resa;
se potessi,
se coraggio avessi,
correrei a piedi nudi per il mondo,
lasciando tutt'intorno
impronte personali,
cosicché se ti venisse di cercarmi,
forse un giorno oppure l'altro,
mi troveresti andato, perduto
ma memore di te;
nei miei passi c'è l'ira instancabile di un uomo,
che vuole
ma non puote,
avere te.

e allora me ne sto,
ridente
coi piedi all'aria,
è la resa,
e tutt'intorno un'incredibile sorpresa,
monti, nuvole, cieli
tutto mi ricorda di com'eri,
e non c'è giorno alcuno che cerchi di passare,
prima che io lo afferri e lo possa trasformare,
in un piccolo frammento di vita,
che rassomigli a te,
anche in questo assurdo sole,
ch'oggi si nasconde,
c'è una lacrima di te.
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