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Utente eliminato
Pubblicata il 02/12/2021
Taccio

se potessi ti direi,
ma non riesco e allora taccio.
occhi lugubri lasciano passare,
dalle fenditure di palpebre stanche della vita provate,
affrante velature di gioia: è la calura,
sono i bambini che giocano a rincorrersi,
li senti,
chiudi l'occhi e ridenti si avvicinano.
È l'afa di mesi veloci,
che lascia il tocco pesante sul capo chinato di vecchie che fuggono,
ridenti, verso il tempo delle albicocche mature,
e dell'amori fugaci.
dirti non riesco,
e tacendo lascio il posto a parole pesanti,
vuote,
perse,
e disperse mentre danzano ingenue,
nella vacua comprensione d’un linguaggio sterile,
ingannando un tempo che segue lancette,
incastrandosi, strette
attaccate ad un tempo fregato dal silenzio,
che ridente ti raggiunge.
È incompreso, l'amore,
ed io t'immagino,
andare,
pe’ i campi,
in mezzo a primavere ridenti,
mentre posando il capo sull'erba bagnata,
ti lasci andare alle parole del mondo,
che intonando i vuoti che lascio,
al mondo rifuggendo,
ti regalano carezze che io invece taccio.

baratto paure al mercato della vita,
sotto nuvole di spugna,
che mi ricordano che t’amo,
ti ricordano che amo,
ma poi taccio,
e il vento sussurar non puote,
e allora ancora una volta,
il rimpianto il capo mi scuote: Silenzio,
chiedo,
silenzio,
del veto imposto al cuore indomabile
che stringo,
col mio sottile,
inutile,
scheletro.
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