PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 07/11/2021
Ho sempre provato un senso di avversione nei confronti delle fotografie, ora ne comprendo finalmente il motivo. Esse sono strettamente correlate con la morte e il tempo. Da un lato fermano il tempo, dall'altro ci fanno ricordare esattamente i volti e l'aspetto di chi non è più in questo mondo. Oppure mostrano i cambiamenti di un soggetto rispetto ad un tempo lontano.

Quando, per caso, prendo, la foto di una persona cara che non c'è più, provo un senso di disagio perché sembra osservarmi da un mondo diverso, è come immergersi in acque profonde.

Anche scrivere su Poetichouse mi fa strano: ora mi spiego. Se vado a sfogliare le cose che ho scritto, i commenti che ho fatto, non mi ci riconosco. E' come se quegli scritti provengano da chissà dove e, leggendoli, mi danno un senso di vertigine. In fondo, penso di aver fatto delle foto senza immagini e così ho dato vita (abbiamo dato vita) a qualcosa di veramente strano. In definitiva, non è possibile evitare di scontrarsi, faccia a faccia, con la vertigine del tempo e dei cambiamenti impercettibili (o alquanto visibili) che ci descrivono in una fotografia o in un anonimo scritto.
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Mi è successo anche a me: quando rileggo alcuni commenti che ho fatto una decina, quindicina di anni fa mi trovo in perfetto disagio, a volte anche quelli di uno due mesi precedenti. Sono d'accordo con te, sono foto di un momento, come le poesie...

il 07/11/2021 alle 10:16

Tocchi un argomento "sensibile", su cui ho riflettuto in passato, perché anch'io ho sempre provato una sottile sofferenza nel guadare le fotografie di famiglia e non solo. Io mi sono dato una spiegazione, non molto dissimile dalla tua. Osservare il bel viso dell'amica o dell'amico quando non del padre o della cuginetta è come leggere nel loro futuro. E questa è una cosa tremenda. Nel volto sorridente di una persona che sta brindando a un compleanno possiamo leggere l'ovvia inconsapevolezza dell'incidente d'auto che ha posto termine alla sua vita, o una lunga malattia o altre cose del genere. E se nella foto ci siamo anche noi vediamo una parte del nostro futuro che oggi appartiene al nostro passato. E' un'esperienza che può essere molto dura perché la foto non è più "ecco com'era" ma diventa "ecco com'era prima di...". Diverso, ma dello stesso genere, è il caso della rilettura dei propri scritti (che siano commenti o altri tipi di espressione). Anche qui è una sorta di lettura del futuro e cioè come eravamo prima di capire o sapere certe cose che il tempo ha provveduto a farci comprendere. Ci si ritrova diversi da come pensiamo di essere, perché lo eravamo.

il 07/11/2021 alle 11:32

Sono sempre interessanti le tue osservazioni alla gigi marzullo :) ... A parte il cambiamento di stile nel corso anni, che va migliorandosi e affinandosi... ma capita anche a me di chiedermi chi scriveva, cosa diceva e pensava... e certe volte non riesco neanche a comprendermi! Non ero io, forse un mittente!!! ... Osservare foto di quando eravamo ci porta, come i testi che scrivevamo, ad accettare i cambiamenti; cosa assai difficile per l'essere umano che in genere è abitudinario, fossile pigro e indolente... :)

il 07/11/2021 alle 11:56

Che poi, nella più favorevole delle ipotesi, va a finire come scriveva l'autore russo Tolstoy: la felicità suprema è scoprire, alla fine dell'anno, che sei una persona migliore che all'inizio. Un saluto.

il 07/11/2021 alle 12:51

Grazie per aver letto e commentato questa riflessione, Fanta, Eriot, Gabry, Dani e Daniela. Prendo in prestito una frase di Gabry: "Accettare i cambiamenti". Riusciremo mai ad accettare (nel profondo) i cambiamenti?

il 07/11/2021 alle 13:40

Io si! :)

il 07/11/2021 alle 13:44

Devi fare di tutto per guarire da ciò che ti deprime, amico Vincent! Quando non avrai, finalmente, questo senso di vertigine, comprenderai che la vertigine viveva in quel malessere e non nel passato! Scusami se mi sono permesso. Tvb! Profondo testo. Ciao caro.

il 07/11/2021 alle 13:46

La guarigione è anche cercare di ricostruire, con i pezzetti del puzzle di cui siamo fatti, l'immagine più semplice, chiara e nitida che ci possa somigliare. Ciao Sir Morris, grazie e buona domenica.

il 07/11/2021 alle 14:54

Quando comparvero le prime macchine fotografiche bellissime dove l’operatore doveva nascondersi dentro un telo nero e guardare l’ obiettivo e faceva stare tutti fermi senza respirare per un minuto ...ebbene quando comparvero queste prime macchine e gli operatori andavano in giro per l’ America a fotografare, gli Indiani d’America si ritraevano e non volevano essere fotografati perché dicevano che quel marchingegno avrebbe rubato loro l’ anima...anche al giorno d’oggi alcuni e non indiani credono ancora ...chissà...magari c’è una molecola di verità ...comunque una cosa è certa: la fotografia ferma inesorabilmente il tempo...dietro quel clic l’ equazione di Einstein sprofonda in un buco nero...

il 07/11/2021 alle 16:42

Esatto Rom, è una cosa che mi mette paura...non so come facciano gli altri a esaltarsi con i social network.

il 07/11/2021 alle 17:14

l'osservazione di rom è giustissima...le fotografie, le immagini in genere fermano il flusso della vita ma nessuno è capace di resistere, tutti vorremmo trattenere e rendere eterno quello che proviamo, fermare per esempio il viso di una persona cara...argomento che meriterebbe pagine e pagine per le implicazioni che ha...

il 07/11/2021 alle 18:18

Vero Art, è un argomento che dovrebbe essere esteso, io ho solo abbozzato qualche tratto.

il 08/11/2021 alle 06:58

Grazie Genzi per esserti soffermata su questa pagina.

il 08/11/2021 alle 17:37